Roma - Migliaia di metalmeccanici hanno sfilato, insieme a studenti e rappresentanti di centri sociali, "per i diritti, lavoro e occupazione" - come ha spiegato Guglielmo Epifani, segretario nazionale Cgil - Ma anche per chiedere un contratto senza deroghe". Due cortei sono partiti da altrettanti punti della città e sono arrivati in piazza San Giovanni. Nessuna cifra da parte degli organizzatori sul numero dei partecipanti. "Piazza San Giovanni è gremita - ha detto Maurizio Landini, segretario generale Fiom - La gente non riesce ad entrare, le strade intorno sono piene. Ai giornalisti diciamo, contateci voi"
"Il Paese va a rotoli. Lascio Cgil sperando in cambiamento" Epifani, nel suo ultimo discorso da segretario generale: "Il Paese sta rotolando e sta rotolando dalla parte sbagliata. E' stato lasciato a se stesso. Serve un cambiamento della politica economica. Quella attuale umilia il Paese". Il segretario ha poi criticato il governo che "ha fatto poco o nulla in questo periodo di crisi". Mentre il segretario parlava la piazza invocava lo sciopero generale". E lo stesso Epifani ha assicurato che "dopo la manifestazione del 27 novembre, in assenza di risposte, continueremo la nostra iniziativa anche con lo sciopero generale. E' una delle armi che può essere utilizzata, anche se non l’unica. Lo sciopero però è un grande sacrificio, lo dobbiamo preparare per bene, portando tutto il mondo del lavoro con le giuste proposte". Epifani, che il 4 novembre lascerà la guida dell'organizzazione sindacale dopo 8 anni, ha poi commentato: "Non lascio con l’amarezza, ma con la speranza che le cose possano cambiare anche se la situazione è molto difficile".
Sfilano anche esponenti politici Tra i manifestanti c'erano anche i tre operai Fiat dello stabilimento di Melfi licenziati e reintegrati grazie a una sentenza. In testa ai cortei anche alcuni esponenti politici tra cui Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Il governatore della Puglia e leader di Sinistra e Libertà è stato accolto con un'ovazione e ha affermato: "La politica deve mettere al centro della contesa pubblica il lavoro e la sua dignità". Grande assente, il Pd, anche se alcuni esponenti del partito, come Ignazio Marino, erano alla manifestazione, ma Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Partito Democratico ha sottolineato che il suo gruppo "non sottoscrive la piattaforma della Fiom e non ha mai aderito neppure agli scioperi generali della Cgil".
"La piazza non può governare" Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha commentato però che la piazza di oggi è "inadatta a governare e rappresenta un retaggio di cose passate, dei maledetti anni '70. Quella piazza di oggi rappresenta un’ Italia che mi auguro sarà pacifica ma che è inadatta a governare, un’opposizione a sinistra di un segmento della società che dobbiamo mantenere in un alveo democratico". Il ministro ha poi aggiunto che "bisogna cercare tutti quelli che in quella piazza non si riconoscono". A Sacconi replica Nichi Vendola: "Sono loro inadeguati a governare. Hanno portato il Paese verso la miseria. "Cercano di mettere la museruola anche al governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Non bisogna dire che la disoccupazione è all’11%, che in Italia abbiamo i salari più bassi d’Europa, che stanno distruggendo la scuola e l’università pubblica. E invece no, oggi bisogna cominciare a dire la verità".
Confindustria chiede attenzione alla violenza Emma Marcegaglia, intanto, invita a fermare la violenza: "Lo dico soprattutto alle persone che oggi manifestano: fermate i linguaggi violenti, isolate i violenti, fatelo subito perché il rischio che corre il nostro Paese è un rischio vero". Secondo il presidente di Confindustria il rischio è quello di passare dalla violenza verbale ai fatti e aggiunge: "Il grande errore che noi non dobbiamo fare è il giustificazionismo: non bisogna capire un bel niente, bisogna condannare".
Solidarietà da Usa e Serbia La manifestazione ha avuto una eco anche all'estero. Tra i messaggi di solidarietà ricevuti dalla Fiom, c’è anche quello dei lavoratori di Fiat Auto Serbia. "Dicono che è colpa nostra se abbassano i salari, diminuiscono i posti di lavoro e spostano le produzioni - ha scritto il segretario del sindacato di Fiat Auto Serbia, Zoran Mihajlovic - Noi, dalla Serbia, ribadiamo che non accettiamo questi ricatti".
Sostegno anche dagli statunitensi Uaw (United auto workers), che dicono: "La vostra lotta in Italia per difendere i posti di lavoro, le condizioni dignitose, la legalità e la democrazia è la stessa lotta che abbiamo negli Stati Uniti e, data la recente alleanza Fiat-Chrysler, è più importante che mai che la Uaw lavori in modo solidale con la Fiom. Altri messaggi di solidarietà sono arrivati dai sindacati dei metalmeccanici dell’Austria, della Grecia, della Francia, del Canada.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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