Con i piedi sono tornati sulla Terra, però la testa è rimasta tra le nuvole; anzi, molto più in alto delle nuvole: precisamente sulla Luna. Da anni i nove astronauti sono «lunatici», ma non nel senso che sanno tutto sul satellite. No, loro sono diventati «lunatici» (nel senso di mezzi matti) dopo l'indescrivibile emozione di aver messo piede sull'unico suolo «alieno» che un essere umano abbia mai calcato. Nove personaggi entrati nella mitologia spaziale per essere stati - insieme ad altri tre sfortunati colleghi deceduti negli ultimi anni - i soli a passeggiare tra i crateri extraterrestri.
Un'esperienza che lascia il segno: i «maratoneti lunari» scesi dalla scaletta nel corso delle varie missioni Apollo - al momento - risultano infatti decisamente «fuori di testa». I fantastici supermoonmen made in Usa Charlie Duke, Edgard Mitchell, Richard Gordon, Buzz Aldrin, David Scott, Alan Bean, John Young e Gene Cernan dal loro volo cosmico non si sono più ripresi. Ecco le prove: Charlie Duke (cosmonauta lunare nel 1972) sulla Luna c'è rimasto tre giorni («le ore più euforiche della mia vita»), dopo di che è tornato a casa e per anni ha picchiato moglie e figli, riuscendo a darsi una calmata solo dopo aver trovato la fede: Charlie attualmente è a capo di un gruppo di preghiera cristiano a New Braunfels, Texas. Rotelle leggermente fuori posto anche per Edgard Mitchell che, di ritorno dall'escursione nell'universo, si è dedicato anima e corpo alla ricerca di una non meglio precisata «intelligenza galattica». Preoccupante anche il bollettino medico di Gene Cernan, che da Apollo 17 non fu più lo stesso: «Depressione e sindrome da psico-implosione». Decisamente più terrena l'aspirazione di Alan Bean, reduce di Apollo 12, specializzatosi nel dipingere scene cosmiche. Unica stravaganza, il soggetto; sempre lo stesso: la Luna. Una fissazione al centro delle sedute psicanalitiche a cui Alan si sta sottoponendo da anni.
Buzz Aldrin, invece, ha preferito attaccarsi alla bottiglia e per lui uscire dal tunnel dell'alcolismo e della depressione è un'impresa disperata: quando ci dà dentro col Jack Daniel's pare elabori dei rivoluzionari «progetti spaziali» presi sul serio solo dal suo barista di fiducia. Richard Gordon sbarca (è proprio il caso di dirlo) il lunario facendo il conferenziere showman in tour fantasy senza trascurare neppure il gettone di presenza offertogli in occasione delle convention dei fan di Star Trek. Visioni mistiche a go-go per Jim Irwin che giura di aver udito il «sussurro di Dio ai piedi dei maestosi e dorati Appennini lunari». Al ritorno sulla Terra, ha infatti lasciato la Nasa per tuffarsi nella volta celeste della Chiesa cattolica.
Tra il 1969 e il 1972 sei astronavi raggiunsero il suolo lunare. A bordo di ognuna, tre uomini: uno che restava in orbita sul modulo e due che scendevano a terra. Quindi 12 uomini in tutto hanno camminato sulla Luna. A vederlo da lontano, sembra un sogno collettivo, una favola da fumetto della vita reale.
Ma in tre anni, quella che sembrava essere la più grande avventura dell'umanità finì, sulla Luna non ci andò più nessuno e l'uomo (l'uomo americano soprattutto) da un lato volse gli occhi verso pianeti più lontani e dall'altro ridusse per decenni le gigantesche spese legate allo spazio persuaso anche del fatto che non c'era più nessuna gara da vincere con i rivali della Guerra fredda. E nacquero i complottisti della teoria della montatura, del «falso allunaggio». Alla giornalista che gli aveva posto la domanda, Buzz Aldrin spaccò il muso sferrandole un cazzotto.Il Giornale, 4 settembre 2006
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.