«Bisogna affrontare il tema della sanità, bisogna capire se si devono introdurre delle modifiche» secondo il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, intervenuto agli Stati Generali della Sanità organizzati dalla Lega al Pirellone. «Questo governo ha dimostrato di trovare risorse sulla sanità con 25 miliardi di euro in più rispetto al 2019 - spiega Emanuele Monti responsabile nazionale Sanità della Lega e organizzatore dell'evento-. Ora confrontiamoci con proposte pragmatiche ascoltando il territorio per rilanciare il Servizio sanitario nazionale a beneficio dei cittadini italiani».
Per Fontana serve «una maggiore territorializzazione dei servizi, dare sempre più spazio all'assistenza integrata, all'assistenza nelle residenze dei malati, nelle case di comunità. Bisogna fare in modo che il territorio possa essere una prima vera barriera che eviti il sovraffollamento degli ospedali, che devono essere una ultima ratio per chi ha patologie gravi», ha concluso. «Finchè saremo vincolati dalle scelte di Roma non potremo fare passi avanti. Roma non conosce le problematiche del territorio: non chiediamo più risorse - ha ribadito il governatore - ma autonomia nelle scelte perchè noi sappiamo fare molto meglio di Roma».
Un tema quello dell'autonomia che echeggia dalla Lombardia al Veneto: «Il problema delle liste d'attesa che è dovuto soprattutto alla mancanza di medici e infermieri - spiega il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia -. A livello nazionale hanno sbagliato le programmazioni, mancano 50mila medici in Italia di cui almeno 3.500 in Veneto». Così pretende più margine di manovra nelle scelte di politica sanitaria e di spesa soprattutto l'assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso: «Non stiamo chiedendo più soldi, ma di poter utilizzare i soldi che ci vengono assegnati dal fondo sanitario nazionale per le priorità che decidiamo noi. Chi può essere più esperto del territorio di una regione?» si chiede polemico. Sono tre le voci su cui l'assessore Bertolaso dice di sentirsi «con la camica di forza». Le prestazioni aggiuntive per cui la legge di bilancio del 2023 e l'art.89 del contratto collettivo nazionale della dirigenza medica (2024) fissa un tetto -ovvero le prestazioni aggiuntive erogate nel 2021-. L'ambito è quello dello smaltimento delle liste d'attesa portato avanti chiedendo al personale di fare prestazioni in più, grazie a incentivi economici dedicati: il paradosso è che «abbiamo dovuto fermare delle aziende ospedaliere che hanno fatto il 30% in più di prestazioni rispetto al 2023 perchè hanno raggiunto il tetto dello 0,4% del fondo. In gioco 480 milioni. Perchè non posso decidere come spendere i nostri soldi, a fronte del fatto che la Lombardia è in attivo?» . Così è stata risolta grazie a un emendamento ad hoc la possibilità per le regioni di fissare le tariffe per alcune prestazioni. Operazione del valore di 400 milioni di euro.
Infine Bertolaso rivendica di essere stato il primo (e
l'unico) a bandire le cooperative di gettonisti dalla sanità regionale, ottemperando a una legge nazionale. «I gettonisti sono la vergogna della sanità pubblica sotto il profilo etico, di mancato controllo ed economico».
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