Discriminato da chi dovrebbe lottare per i diritti di tutti. Dopo un mese di insulti e di critiche, Luca Rota si è dimesso dalla carica di presidente del «Bergamo Pride». Il motivo? Durante la manifestazione dello scorso 17 giugno, ha osato farsi fotografare sul palco insieme a Loris Rodigari, un «caro amico». Il quale, però, ha un difetto, ossia essere un consigliere comunale di Forza Italia a Luzzana.
E poco conta, per chi si batte per un mondo più inclusivo, che Rodigari si sia sempre distinto anche all'interno del suo partito, per posizioni aperte e favorevoli ai diritti Lgbtq+, del resto mai negate dagli azzurri di rito berlusconiano. E, invece, è bastata una semplice foto, per far andare su tutte le furie associazioni e movimenti, il cui disappunto si è tradotto in episodi di cyberbullismo e shitstorm contro Rota, l'ormai ex presidente. Che un certo punto, non riuscendo più a sostenere la situazione, ha sbottato e si è dimesso, dopo aver constatato che «il mio impegno non è stato apprezzato da alcune persone, come avrei desiderato». Nonostante gli sforzi profusi per portare avanti il Pride, «i dissensi e le critiche hanno soffocato la possibilità di un confronto costruttivo». Tipo quelle di diversi collettivi, tra cui FridaysForFuture e NonUnaDiMeno che vedono il rischio di trasformare «un momento di lotta in un momento di propaganda di destra», con presenze istituzionali «ingombranti» e partiti «che hanno il potere di minacciare la nostra incolumità e libertà di vivere».
La polemica per la foto con Rodigari «mi ha profondamente ferito» soprattutto perché «non è una testimonianza di sostegno politico, totalmente opposto al mio credo - aggiunge Rota - ma una semplicissima foto con un amico in un giorno particolarmente importante per me». Che, magari, poteva rappresentare anche «un tentativo di aprire un dialogo con chi potrebbe avere opinioni diverse».
Niente da fare. Rodigari, che in Forza Italia Bergamo svolge il ruolo di responsabile provinciale Pari opportunità, si è detto dispiaciuto che Rota «sia stato vittima dell'accanimento e della violenza di alcune associazioni e movimenti che in teoria dovrebbero lottare per i diritti, a prescindere da sesso, religione e idee politiche». E lo ha invitato a ritirare le dimissioni: «Questo episodio - ha spiegato - ci fa capire come c'è ancora un lungo lavoro, ahimè, da fare per abbattere le discriminazioni, anche quelle legate all'intolleranza verso scelte politiche non condivise».
In un lungo post, apprezzato anche dal coordinatore lombardo di Forza Italia Alessandro Sorte, Rodigari ha difeso il suo amico, vittima di una «discriminazione feroce» che per l'azzurro «è ancora più inconcepibile visto che nella mia casa politica, Forza Italia, non ho mai subito attacchi o critiche di questo genere, nonostante le mie posizioni». Un partito «dove si discute e ci si confronta» e nel quale anche Rodigari ha potuto portare avanti delle istanze, partecipando, per esempio, al tavolo contro l'omolesbobitransfobia della città di Bergamo.
Sempre «nel rispetto delle diverse sensibilità, ma prima di tutto delle persone». Un concetto che dovrebbe conoscere e applicare bene anche chi si batte per i diritti, di tutti. Ma, evidentemente, nonostante tante parole e proclami, a sinistra non è ancora così.
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