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Fragranze romantiche per l’Orchestra Verdi

Sarà anche passato di moda, ma il Romanticismo «prende» sempre. Almeno in musica. Lo dimostra il programma del quattordicesimo appuntamento della stagione sinfonica della Verdi, in calendario per oggi (ore 20.30), domani (ore 20) e domenica (ore 16) all’Auditorium Cariplo (info: 02-83389401/2/3, www.laverdi.org). Il consueto «trittico», infatti, propone un menù particolarmente gustoso ancorchè per nulla scontato, capace di intrigare palati e sensibilità di varia natura. Si parte così con le «Tre marce per pianoforte a quattro mani op. 40/54/121 di Franz Schubert, nella trascrizione per orchestra di Franz Liszt; a seguire la Sinfonia n.8 di Beethoven, mentre la seconda parte della serata sarà completo appannaggio di Liszt, con i due poemetti sinfonici «Tasso: lamento e trionfo» da Bayron e «Les Prèludes (d’après Lamartine)». Sul podio, un ospite «fisso» e, quindi, affezionato della Verdi: l’austriaco Martin Haselböck. Viennese, classe 1954, è attualmente direttore musicale della Vienna Academy Orchestra (la sua ultima performance milanese in Auditorium risale al febbraio dello scorso anno); non ha bisogno di molte presentazioni, a giudicare da quanto scrive di lui un quotidiano di assoluto prestigio quale il Los Angeles Times, specchio di una realtà e sensibilità culturale (e musicale in primis) ben più strutturata, profonda e radicata della nostra: «Il successo di Haselböck è dovuto alla sua intelligenza superiore, alla tecnica e all’immaginazione». Dunque, con un «gourmet» di questo calibro, il piatto concertistico della «tre giorni» verdiana è di quelli con i fiocchi. Qualche breve nota. Sulla prima parte, c’è da dire che, nel catalogo di Liszt, le trascrizioni occupano un posto rilevante, per gli organici più disparati nelle tipologie più varie. E il nome di Schubert ricorre con frequenza sorprendente, per almeno due buoni motivi: la predilezione dell’ungherese, ma anche il desiderio e la volontà di far conoscere e diffondere la musica del compositore viennese, la cui opera, a metà ’800, era ancora in «lista d’attesa» del grande repertorio. E ora la «n. 8». Per lungo tempo rimasta un po’ negletta agli occhi (e agli orecchi) di critica e pubblico, merita senza dubbio di essere scoperta e/o riscoperta. Si tratta infatti di un «cameo» di lusso, un gioiellino tutta luce, che riserva non poche sorprese.

Scritta nell’estate del 1812 a Tepliz, in Boemia, presentata alla Redoutensaal di Vienna nel febbraio 1814, questa sinfonia contiene anche allusioni umoristiche (come il tema meccanico del secondo movimento, ironico omaggio e riferimento a Mälzel, inventore del metronomo), e addirittura un minuetto (l’ultimo in una Sinfonia del tedesco risale alla n. 2). E comunque, era una delle preferite dall’autore.

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