Francoforte, ormai è "frignata continua"

L'ennesimo appello degli scrittori contro Meloni ha stufato anche gli editori tedeschi

Francoforte, ormai è "frignata continua"

La Buchmesse è l'evento più importante per il mondo dell'editoria europea. Come noto, all'edizione di quest'anno, che si terrà a Francoforte dal 16 al 20 ottobre, l'Italia sarà ospite d'onore. Dovrebbe essere una festa. È invece, ogni giorno di più, la Fiera dello scontento. Delle polemiche e dei «casi». Il «caso» di ieri è questo, con a seguire il classico strascico di repliche, retromarce e commenti già visto e rivisto in questi mesi: un gruppo di una quarantina di scrittori, invitati a far parte della delegazione italiana a Francoforte, ha spedito una lettera al direttore della Buchmesse Juergen Boos e al presidente dell'Aie, l'Associazione italiana editori, Innocenzo Cipolletta. In questa lettera, essi esprimono la loro «inquietudine» e il loro «disagio» a fronte di «una volontà esplicita di ingerenza sempre più soffocante della politica negli spazi della cultura» e parlano di «una sequenza di prevaricazioni di forma e gravità diverse alle quali assistiamo negli ultimi due anni e delle quali spesso siamo l'oggetto». C'è poi una critica specifica a quella che viene definita una «impostazione sconsiderata» della manifestazione: «L'Italia sarà presente alla Buchmesse in modo insulare, tramite un programma di duetti fra autori italiani, un'anomalia che sappiamo avere pochi precedenti nella storia dei Paesi ospiti»; per cui si chiede «la possibilità di un momento di incontro pubblico con scrittori e scrittrici tedeschi, e più in generale internazionali, durante la Buchmesse 2024, nel quale discutere proprio di questi argomenti, al di fuori degli spazi limitati che sono stati disegnati dalla commissione italiana per noi».

Su questo specifico punto, dall'organizzazione si fa presente come non si tratti di un'anomalia, essendo la norma che il Paese ospite faccia mostra di sé, in incontri dedicati, appunto, alla propria cultura. Comunque il presidente dell'Aie Cipolletta ha subito dichiarato la disponibilità degli editori ad ampliare lo spettro degli appuntamenti: «Stiamo condividendo con la Buchmesse una risposta. Accoglieremo la richiesta delle autrici e degli autori di aggiungere momenti di dibattito alle occasioni già individuate». Cipolletta ha specificato che la decisione è stata presa «in accordo con il commissario Mauro Mazza». Gli incontri «come già previsto vedranno personalità tedesche nel ruolo di mediatori e moderatori tra il pubblico internazionale e gli autori stessi - ha detto Cipolletta - In aggiunta stiamo raccogliendo le richieste degli editori stranieri, in particolare tedeschi, per valorizzare ulteriormente la presenza autoriale italiana».

La lettera ha avuto una quarantina di firmatari, fra cui alcuni autori che già avevano rifiutato l'invito a partecipare alla delegazione italiana, come Paolo Giordano e Sandro Veronesi, a seguito del «caso Saviano» (non presente nell'elenco degli invitati dalla delegazione); anche quest'ultimo ha apposto la sua firma alla missiva, che in alcuni passaggi parla proprio di lui, citando la polemica scoppiata qualche settimana fa: «Un'esclusione troppo vistosa per non essere un atto deliberato - scrivono i firmatari - Il commissario Mazza ha fornito una risposta che ha lasciato molti di noi indignati. Sebbene la Buchmesse abbia reagito prontamente invitando Saviano, il vulnus è stato profondo per molti di noi, e rimane».

La scrittrice Marina Valensise ha invece deciso di non apporre la sua firma alla lettera: «Penso che quando uno rappresenta l'Italia rappresenta il Paese e non il governo italiano - ha spiegato - Siamo rappresentanti della cultura e della Nazione italiana». A livello di schieramenti parlamentari, la polemica si è riverberata a specchio. Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura alla Camera, sostiene che «questa lettera è l'ennesima conferma del maldestro tentativo del ministro della Cultura, Sangiuliano, di utilizzare il proprio incarico per portare avanti decisioni di parte compromettendo l'indipendenza, l'integrità ed il prestigio delle istituzioni culturali italiane con nomine dettate da amichettismo e appartenenza politica e scelte punitive nei confronti di interi settori culturali percepiti dal ministro come ostili». Alla festa per i 50 anni del nostro Giornale, il ministro ha replicato che «non si tratta di togliere nomi, sostituire o escludere, bensì di aggiungere persone che, finora, non hanno mai potuto parlare». Mentre per Federico Mollicone di FdI (presidente della commissione cultura alla Camera) «fa morire dal ridere la firma di Roberto Saviano nello stesso appello per la sua presunta estromissione» e l'«appello di una sparuta minoranza» viene «definito dai media rivolta».

C'è anche chi, a fronte di questi «scandali» giornalieri, ha deciso di indagare sull'ormai famoso elenco degli invitati. È Susanne Schüssler, a capo del colosso editoriale tedesco Wagenbach, che ha detto alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Ho esaminato attentamente la lista dei cento autori.

Non è in alcun modo rappresentativa di un'Italia in cui la maggioranza ha votato a destra. C'è un'autrice nera, ci sono dei queer; dei risolutamente di sinistra, invero più del cinquanta per cento; e autori e autrici che pure pubblicamente sono molto critici nei confronti del governo».

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