Frangipane, il custode della Calabria più bella

Oltre un secolo fa, quando gli studi sulla pittura del '600 languivano, celebrò l'artista catanzarese

Frangipane, il custode della Calabria più bella

Si pensa alla Calabria, a Reggio Calabria, e i Bronzi di Riace evocano maestà e grandezza, baluardo contro la prevalente narrazione di disagio e abbandono che si associa alla regione. Il destino ha voluto che le opere d'arte più importanti del mondo siano nella terra più difficile e trascurata d'Italia. Nessuno può ricordare che, dopo il modesto rilievo che ebbe la loro scoperta, nel 1972, quando io le vidi appena riemerse dal mare prima che fossero viste dal mondo al Quirinale, nel 1981, per volontà del presidente Pertini, la testa di una di loro, la più fascinosa e capelluta, fu usata per una pubblicità dei villaggi Valtur in Calabria sul Giorno. Una abusiva premonizione, a tutti incomprensibile, del loro destino di redenzione. Con loro la Calabria iniziò a rialzare la testa.

Ma che il suo destino di rinascita fosse nella bellezza e nella cultura, l'aveva inteso un grande e generoso artista e studioso calabrese, Alfonso Frangipane che, più di cento anni fa, quando la storia dell'arte e la ricerca su Caravaggio e la pittura del Seicento erano ancora nel buio più totale, pensò di celebrare nel terzo centenario della nascita Mattia Preti, uno dei grandi maestri della pittura barocca, attivo in un vasto raggio, da Modena a Venezia, a Roma, a Malta, nella luce, ormai declinante, ma che lui tenne viva per l'intero secolo (morì nel 1699), di Caravaggio. Quando mi toccò, suo ideale successore, di essere presidente di due comitati nazionali e regionali, inversamente susseguenti, per la morte e per la nascita di Mattia Preti, pensai subito, con grande ammirazione, a lui che, in una terra amatissima e difficile, aveva tanto anticipato gli studi caravaggeschi, stimolando Roberto Longhi e aprendo una stagione di mostre all'epoca del tutto inconsuete.

Mi colpì molto questa sua convinzione di legare la Calabria alle testimonianze della sua civiltà artistica. Conoscevo di lui la prima monografia su Mattia Preti, pubblicata da Alpes nel 1929, molto diffusa, e unica per molti anni, prima degli studi del grande Longhi (che aveva visto all'alba Preti, e ad Alba, la città in cui era nato), di Giorgio Leone, di John Spike, di Rossella Vodret, di Luigi Spezzaferro, del sottoscritto, di Keith Sciberras. Frangipane era avanti a tutti. Mi incuriosii, e scoprii un notevole artista, di gusto Liberty, e un ottimo studioso e promotore di cultura, tra Catanzaro (dove nacque nel 1881) e Reggio (dove morì, novantenne, nel 1970). Avrei potuto conoscerlo!

Fu il padre, pittore, decoratore e affreschista ad avviare Alfonso all'arte. Mentre frequentava le scuole elementari, la sera si dedicava a corsi di Scuola di disegno, fondata dallo stesso padre. Nel 1900 partecipa e vince un concorso che gli dà la possibilità di studiare a Napoli, dove frequenta la Scuola del Museo artistico industriale e si distingue per l'arte del disegno. L'anno seguente si iscrive al Regio Istituto delle belle arti dove si diploma al corso speciale di decorazione grazie all'aiuto di maestri come Stanislao Lista, Michele Tedesco, Ignazio Perricci. Tornato a Catanzaro, decora la sala da ballo del Casino d'Unione del Palazzo Fazzari, le scale della farmacia Leone, la Cappella della Vergine nella Cattedrale, la sala da ballo del palazzo Gironda-Veraldi. Nel 1907 dirige a Catanzaro la scuola di disegno per artigiani, con l'alternanza tra pratica e teoria, insegnando non solo il disegno, ma anche la storia dell'arte. Si trasferisce a Reggio Calabria nel 1908, l'anno del terremoto, ed è costretto a tornare a Catanzaro. È l'organizzatore della prima Mostra d'arte calabrese a Catanzaro nel 1912 e delle Biennali calabresi d'arte e di artigianato di Reggio Calabria fino al 1947. Durante la guerra diventa direttore onorario del Museo Provinciale di Catanzaro.

Nel 1919 si trasferisce definitivamente a Reggio Calabria come titolare del Regio istituto magistrale e apre una bottega d'arte per valorizzare gli artisti calabresi. Dal 1923 al 1927 organizza una serie di mostre nell'ambito della sezione calabrese, voluta da Ugo Ortona, della Biennale delle arti decorative di Monza. Fonda nello stesso periodo l'Istituto d'arte di Reggio Calabria, cui fece seguito il Liceo artistico e il Museo nazionale della Magna Grecia. Nel 1921 istituisce la Scuola serale dell'arte «Mattia Preti». Sempre a Reggio Calabria nel 1922 fonda e dirige la rivista Brutium, organo ufficiale dell'Accademia di belle arti della città. Lavora accanto all'artista Francesco Jerace, conosciuto nel periodo napoletano. È autore di pubblicazioni fondamentali, tra cui, per il Poligrafico dello Stato, L'inventario degli oggetti d'arte del 1933, e L'elenco degli edifici monumentali della Calabria del 1938. Nel 1967 è promotore dell'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, ne è il primo presidente e ne redige il Manifesto di nascita.

Artista, poligrafo, lo pensavo un nome nelle bibliografie sull'arte calabrese. Invece la sua eredità culturale, prima ancora che materiale, è oggi raccolta in una scuola attiva e dotata di una ricca collezione, sotto la vigile attenzione del nipote, il valoroso Mario de Pasquale. Nel 2012 con la riforma della scuola, si apre a Reggio il nuovo Liceo Artistico Preti-Frangipane nato dalla fusione delle precedenti istituzioni scolastiche della città di Reggio Calabria. L'ho visitato, nella mia ultima escursione calabrese, scoprendo meraviglie e artisti degni di rinnovata attenzione, come Andrea Alfano, tardo simbolista di particolare essenzialità (con il suo Autoritratto apre a Music), Michele Guerrisi, Vincenzo Ciardi, Sirio Salimbeni, allievo di Felice Carena, e, naturalmente, Francesco Jerace con il Christus, di impeccabile pathos. Ma di grande importanza sono anche le collezioni di arti applicata, i mobili e i tessuti, spesso disegnati o ispirati dallo stesso Frangipane con gusto paragonabile alla Werkstätte viennese, e le stoffe raccolte in cassoni essenziali degni di Duilio Cambellotti, tanto da meritare una prossima esposizione in un grande museo d'arte contemporanea. Memorabili gli intarsi lignei, di virtuosi allievi della Scuola, fra i quali Annunziato Tripodi. E importante la collezione, con lasciti, acquisti e donazioni, di ceramiche, a seguito dell'ultima intuizione di Frangipane, la Biennale di Ceramica, che porta Reggio fra la le città consacrate a quest'arte fantasiosa e resistente dal Medioevo. In continuità con la tradizione delle Biennali d'arte calabrese di Frangipane, fra gli anni '70 e '80 fu Francesco Palmeri, storico preside dell'istituto d'arte, coadiuvato dal ceramista-scultore Gianfranco Budini di Faenza, a organizzare quattro edizioni delle Biennali Nazionali della Ceramica d'Arte. In collezione vi sono opere notevoli di Carlo Zauli, Pompeo Pianezzola, Alessio Tasca, Nino Caruso, Salvatore Cipolla, Luigi Pero e altri maestri. Per amore, passione e conoscenza che da Frangipane io, ultimo, presi, ho voluto portare una selezione di ceramisti alla Biennale di Venezia del 2011. E a Reggio ne ritrovo alcuni, esposti in spazi bellissimi e luminosi.

Grande, commovente Frangipane.

Nessuno in Calabria, nel Novecento, fu più illuminato nel credere alla potenza e alla necessità dell'Arte che rende Brutium centro del mondo. Due anni dopo la sua morte, la scoperta dei Bronzi di Riace avrebbe confermato che il suo sogno della Calabria era una realtà universale. Davanti al mondo. Da Mattia Preti alla Magna Grecia. Più in alto di tutti.

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