Gawronski, l’economista «proletario» in corsa contro il governo dell’Unione

da Roma

È il secondo nipote di zio illustre che sta dalla parte opposta e che spera di diventare il «segretario generale» del Partito democratico. Dopo Enrico Letta, nipote di Gianni, in corsa alle primarie del Pd c’è anche Pier Giorgio Gawronski, nipote di Jas, fratello del padre Alfredo. Anche Pier Giorgio vanta quindi un’ascendenza di serie A, con il bisnonno Alfredo Frassati fondatore del quotidiano «La Stampa» e la nonna Luciana, moglie del ministro polacco Jan Gawronski, che alla bella età di 105 anni è ancora viva e vive a Roma. Nella sua conferenza stampa di presentazione della candidatura alle primarie del 14 ottobre dedica poco spazio ai suoi legami di parentela («con mio zio ci stimiamo ma non discutiamo di politica») perché ha solo voglia di spiegare ed esporre il suo lungo programma già scritto e inserito in una elegante cartellina (di fabbrica polacca) distribuita alla stampa.
Cinquant’anni, non sposato, quattro fratelli, è un economista laureato a Roma ma con un curriculum di master che va da Oxford a Ginevra. Sarà stato a causa del suo impegno professionale sulle relazioni economiche fra il Nord e il Sud del mondo, che Gawronski si è anche occupato di volontariato e nel 1994 ha fondato uno dei tanti comitati per l’Ulivo. Solo nel 2000 decide di partecipare a un concorso di Palazzo Chigi per fare il consulente economico della presidenza. Vince inaspettatamente (già all’estero aveva partecipato e vinto altri concorsi) diversamente dal passato, quando era sempre stato superato da qualche «figlio o amico di... », accusa. Si trova accanto ad Amato, poi a D’Alema, Berlusconi e ora con Prodi.
Inizia così una fase della sua vita professionale che lo porta oggi a candidarsi «contro la società dei privilegi» e contro gli «sprechi della pubblica amministrazione». «Guadagno - afferma con una punta di orgoglio e di pudore - 2600 euro netti al mese», e denuncia come spesso non venga messo in condizione di operare. Anche adesso con Prodi: «Non è un problema che riguarda solo i politici, è il sistema amministrativo che non funziona». Il suo, e sottolinea così la differenza con Letta e gli altri candidati, «è un programma vero, non di slogan». Si candida per «combattere i privilegi e gli abusi che offendono gli italiani». Il suo obiettivo è «un progetto di riqualificazione delle istituzioni per portare l’Italia fuori dalla lunga transizione». Ha votato per Prodi, ma adesso è deluso, non per colpa del premier, ma perché questa maggioranza non sa come portare l’Italia fuori dalla crisi, Veltroni incluso. Considera le proposte della Bindi «senza incisività« e il programma di Letta nel segno delle continuità mentre lui ha «una visione rivoluzionaria». Ha lanciato via internet il suo sito, il suo programma e il suo appello per raccogliere fondi. Ha intenzione di girare in lungo e largo l’Italia e raccogliere il consenso «di tutti gli italiani che soffrono per questo sistema partitocratico». Capisce perché hanno estromesso Pannella e Di Pietro, ma gli dispiace.

Del primo condivide le tante battaglie fatte contro «la partitocrazia», del secondo le idee sulla giustizia.
Se dovesse perdere? «Corro per vincere, se perdo non so, ne parlerò con il mio gruppo di volontari e sono tanti».

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