Via 15 dirigenti e 200 dipendenti Così il debito del Comune scende

(...) Ma siccome nelle segrete di Palazzo Tursi non dovrebbe esserci una macchina stampa soldi, il sindaco spiega anche come ha fatto. E inevitabilmente snocciola una serie di provvedimenti di razionalizzazione che finora non erano mai stati presi. Il marchese rosso non scende in polemica con le giunte che l'hanno preceduto, ma si limita a far notare che in questi dieci mesi, solo per fare un esempio pratico, ha ridotto da 87 a 72 il numero dei dirigenti e questa operazione da sola ha portato un risparmio di 2,7 milioni. Altrettanto verrà risparmiato - fa notare l'assessore al personale Isabella Lanzone - con una riduzione dell'elefantiaca macchina dei dipendenti comunali. I circa seimila stipendiati da Tursi con il nuovo anno saranno oltre 200 in meno. Per l'esattezza 212: a fronte di 238 contratti in meno (per mancato rinnovo o pensionamento), come imposto dalla spending review, c'è stata l'assunzione di appena 26 nuovi dipendenti. Un taglio che ha fruttato ulteriori 2,7 milioni, ai quali si deve aggiungere oltre un milione risparmiato con la nuova contrattazione integrativa.
Insomma, il Comune non dovrà più essere uno stipendificio. Ma il lavoro, i servizi ai cittadini, non ne risentono? Doria fa un altro esempio pratico, quello delle scuole vespertine. Ne resterà una per Municipio e il personale sarà reimpiegato in altre scuole. Le «macroaree» in cui era divisa l'intera macchina comunale passano da 7 a 2, quella tecnica e quella dei servizi, con relativo risparmio di poltrone. E il termine «poltrone» viene usato esplicitamente da Doria (così come «raccomandazioni») quando si parla di aziende partecipate. «Il nostro lavoro su queste aziende è basato su tre principi - sottolinea -. Il primo è quello di evitare crolli, come nel caso della Fiera, dell'Amt e delle farmacie comunali che abbiamo ricapitalizzato con soldi freschi. Il secondo è quello di evitare l'ingerenza della politica, cioè non facciamo raccomandazioni, non occupiamo poltrone, anzi, semmai riduciamo i posti e gli stipendi. Il terzo è quello della semplificazione, come nel caso di Sportingenova, società in liquidazione per la quale stiamo completando il processo di affidamento degli impianti più importanti a società esterne». Proprio parlando di Sportingenova il sindaco fa l'unico accenno alla prosecuzione di un'opera già avviata dalla precedente amministrazione.
Ma che la rivoluzione di Doria suoni inevitabilmente come una critica a chi finora non aveva messo mano a tutto questo è un concetto rifiutato in particolare dall'assessore al Bilancio Franco Miceli, non a caso predecessore di se stesso con la giunta Vincenzi. «Non si possono fare queste semplificazioni - ribatte -. Ogni momento ha esigenze diverse. E poi il bilancio lo facciamo quadrare con i soldi dell'Imu. Perché abbiano alzato di un punto millesimale l'aliquota minima sulla prima casa». Eppure finora i soldi dell'Imu andavano in buona parte al governo. E quindi, visto che con il 2013 ogni euro resterà nelle casse dei Comuni, sarà un giochetto ridurre l'Imu e stare ugualmente nei conti? Miceli a questo punto spiega che non è così semplice come l'aveva fatta prima quando si trattava di giustificare il pareggio con le maggiori entrate dell'1 per mille in più. «Il gettito Imu interamente lasciato ai Comuni verrà compensato da un azzeramento del trasferimento dallo Stato di altri fondi - frena sull'ipotesi dello sconto ai genovesi -. Non a caso il governo ha fissato a fine giugno la scadenza del prossimo bilancio, noi contiamo di chiuderlo a febbraio, quando si saprà qualcosa di certo. Ora non posso dire né sì né no a una riduzione delle aliquote».
A proposito di soldi in arrivo da Roma, c'è invece un assessore assai ottimista che conta di avere «nelle prossime ore» notizie positive. È Gianni Crivello, delegato alla Protezione Civile, che spera nel finanziamento dei lavori per lo scolmatore del Bisagno. Un'altra opera promessa da decenni da molti amministratori, che stavolta potrebbe partire davvero. «Come Comune abbiamo messo 5 milioni, altrettanti ne ha messi la Regione - snocciola le cifre Crivello -. Se anche il governo non finanziasse tutti i 49 restanti, riusciremmo finalmente a partire». Opere fondamentali, per le quali il sindaco ha rivisto le priorità. Della gronda Doria parla sempre con distacco e comunque come qualcosa che «se anche andasse tutto bene, non migliorerebbe le cose almeno per i prossimi dieci anni». Sul nuovo stadio alla Foce il sindaco è invece quantomai realista. E pronto a mettere paletti. «L'ho definita un'idea di progetto che valuteremo con atteggiamento positivo. Daremo risposte dal punto di vista urbanistico e strategico per il quartiere fieristico - è secco nella sua replica -. Ma escludo che ci possano essere compensazioni a favore del privato».

Una delle condizioni chieste da Garrone, che vorrebbe aree commerciali in altre zone appetibili della città, verrebbe a cadere. Ma anche questo fa parte del 2013 che deve ancora venire. E per il quale il sindaco vuole soprattutto fare gli auguri a tutti i genovesi. Forse consapevole del fatto che ce ne sarà bisogno.

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