«Attento Bobo, anche le formiche...»

«Ma possibile che mi chiamiate solo quando volete che spari contro qualcuno?»
Se la ride Giacomo Chiappori, onorevole leghista, sindaco di Diano Marina, fedelissimo di Umberto Bossi. Uno di quelli finiti nel mirino del nuovo leader Roberto Maroni, che ha definito i contestatori di Pontida dei «pistola», promettendo vendette.
Sindaco, posso chiamarla “pistola”?
«No, il “pistola” lo rispedisco al mittente. E così pure le promesse di cacciata dalla Lega».
Ripartiamo daccapo. Allora era tra quelli che a Pontida fischiavano il capo?
«Ero sul prato di Pontida sì, ma non a fischiare. Non mi interessa neppure farlo. Ero lì con la mia bandiera di Bossi, comprata sul posto a 15 euro».
Insomma, un contestatore pacifico?
«Ripeto, nessuno mi dice “Pistola, tu butto fuori”. La Lega è anche mia. Se mi dicono una cosa del genere, scateno un uragano che viene giù il mondo. Sono pacifico, ma oltre un certo limite mi incazzo».
Non si può dire che sia un maroniano.
«Si sono presi la Lega, e pure in un modo maldestro, tra l'altro i risultati elettorali sono lì a dimostrarlo. Hanno stravolto anche i contenuti della Lega. Non sto zitto, voglio esprimere il mio dissenso».
E vabbé, se vuole sparare, spari.
«Parlano di euroregione, prima parlavamo di macroregione del Nord, di Padania».
Rimpiange la secessione?
«Guardi, domenica leggere la Padania mi ha mandato in bestia. Parlava di Veneto, Lombardia e di Piemonte. La Liguria l'hanno già fatta fuori? Vogliono fare così? E allora io dico che l'euroregione per la Liguria è quella con Corsica e Sardegna».
È una ripicca? Una provocazione? Un'idea?
«La mia battaglia, la battaglia storica della Lega è per un'Italia Confederale, con 5 o 6 cantoni. Oppure una Federazione tipo la Germania. Ma qui certe cose non interessano».
E cosa interessa alla nuova dirigenza?
«È semplice e dimostrabile. Potrebbero fare il governissimo mettendo come condizione la Repubblica Federale. Invece di cosa parlano? Di legge elettorale, di conflitto di interessi. Ma che le vadano a raccontare al popolino certe belinate...»
Vede male il futuro della Lega?
«Sono contrario al sistema Tosi, al sistema Maroni. Spero che riescano a tenere in piedi la Lombardia. Lo spero. Anche se in realtà basta che il Pdl tolga i suoi voti e crolla tutto».
Non ha fischiato. Ma oltre a sventolare la bandiera di Bossi cosa pensa di fare?
«Io, come sindaco, mi batto tutti i giorni contro il patto di stabilità, contro gli uffici, la burocrazia, i funzionari, contro chi ti denuncia per qualsiasi scemata. Sono figlio di uno che ha fatto la guerra, che è stato nei campi di concentramento, che è stato decorato. Conosco il valore della Patria, il valore dei soldi dei cittadini che devi amministrare. Non mi vengano a dire “pistola”».
Non l'ha proprio digerita, eh?
«Vedo 25 anni della mia storia che si fermano. Mi hanno detto che ero quello che volevo dividere l'Italia e sono qui a combattere per un'Italia unita ma federale. Mi hanno detto che non volevo pagare le tasse, ho pagato il doppio degli altri.

Ora mi sento dire che là c'è la porta e che me ne devo andare? Che quella porta la prenda pure chi mi veniva a dire che dovevo sforare il patto di stabilità e poi era il primo a rispettarlo. Mi diceva di non pagare l'Imu e l'aveva già pagata...»

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