Al bar per dare valore alle piccole imprese

(...) Anche perché lì dentro, oltre al rispetto maniacale per l'ospitalità, ci trovi di tutto: tartufi e funghi in stagione così come scarola e lattughino, le bottiglie di champagne Dom Perignon così come il «frizzantino» della casa, il Cognac originale francese accanto al brandy «che se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock, e se ha perso consolatevi con Stock».
Perché quello della piazza di Santa Maria del Campo - lo conoscono tutti, ma non per nome: un nome preciso forse non ce l'ha, e se ce l'ha non ci fa più caso nessuno - è un bar che non è un semplice bar. Merito, innanzi tutto, del bisnonno Gerolamo che di cognome faceva Macchiavello e quasi un secolo fa aveva ottenuto «ampia licenza di vendita» in ragione dei suoi alti meriti di guerra. Ecco perché ci trovi ancora tutto questo ben di Dio, una specie di Cornucopia in grado di accontentare anche gli incontentabili e, particolare non insignificante, anche i tiratardi, tutta quella categoria, compreso il sottoscritto, reo confesso. Che a una certa ora della giornata gli viene in mente che ha bisogno di questo e quello da metter in tavola o mescere nel bicchiere. E sì, perché il locale è aperto sette giorni su sette, feste comandate praticamente comprese, dall'alba alle 2 di notte, forse qualche minuto in più, anche se è meglio non scriverlo per non allungare l'abitudine...
Solo certe cose non ci trovi, perché non le hanno mai volute, neanche di fronte a offerte economiche pesanti: le slot machine. E si capisce bene perché. Il segreto, se c'è un segreto, della longevità del locale e dell'affezione della clientela è l'atmosfera: quelle tovaglie di plastica con i disegni a fiorellini (ma dove le trovi più?), quegli arredi improbabili, ma che qui sono al posto giusto, quel campo da bocce sul retro sempre perfettamente pettinato, quelle fotografie alle pareti che fanno tanto nostalgia canaglia. Vedere per credere: qui c'è il gruppo di soldati americani saliti a pattugliare fino a Santa Maria del Campo, là c'è l'immagine drammatica dell'alluvione del 1915, qua e là, ancora, Rapallo bombardata da terra e dal cielo, fino a trovare il disegno di Zagor con la dedica originale del «papà» Sergio Bonelli. E di lato, un po' scostata, ma comunque evidentissima, c'è pure la riproduzione della Madonna del Caravaggio, cui è intitolata la chiesa che è lì a due passi.
È questo bar, questi tavoli con le tovaglie di plastica a fiorellini, queste fotografie alle pareti, questa atmosfera informale e particolarmente accogliente, che il consigliere regionale del Pdl Roberto Bagnasco vuol far conoscere oggi al segretario nazionale del partito Angelino Alfano, ospite del Tigullio. Un invito che Alfano ha immediatamente accolto, anche per confermare ancora una volta sensibilità e considerazione nei confronti di tutte quelle piccole, ma significative imprese familiari che rappresentano lo zoccolo duro dell'economia e, soprattutto, la garanzia di mantenere nel tempo valori economici, umani e sociali determinanti.

Compreso, perché no?, il piacere di offrire e gustare un caffè buono come quello di una volta: buono per la fragrante miscela di qualità arabica e robusta, ma altrettanto buono, anzi migliore per il profumo di una tradizione che traguarda sempre il futuro.

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