(...) le sei vittime (tra cui due bambine), conseguenza dell'esondazione del rio Fereggiano, potevano essere evitate. La popolazione non era stata avvertita del pericolo prima che il torrente esondasse e gli uffici del Comune avrebbero taroccato dopo i documenti con la ricostruzione dei fatti per coprire le proprie mancanze. In quella relazione venne scritto che la piena era stata improvvisa e imprevedibile ma, secondo la Procura, in quei documenti gli orari erano stati falsificati inventandosi anche la presenza di un volontario della Protezione Civile lungo l'argine del Fereggiano in costante monitoraggio del livello del fiume che avrebbe confermato come tutto fosse sotto controllo. In realtà, a quell'ora, il volontario sarebbe stato da tutt'altra parte. Una vicenda che arrivò anche in consiglio comunale con le parole dell'allora sindaco che confermò la versione spiegando come su quella porzione della città si fosse scatenato «uno tsunami che nel giro di 17 minuti ha fatto esondare un muro d'acqua». I 17 minuti sarebbero una tempistica artefatta e lo proverebbero filmati e testimonianze che indicherebbero come già alle 12 il rio Fereggiano fosse già gravemente allarmante, oltre il colore rosso che segna il rischio elevato di esondazione e non giallo come segnalato nella relazione del Comune. L'onda di piena sarebbe avvenuta alle 12.53 e non alle 12.15 come scritto nel verbale stilato dai funzionari.
Proprio l'esponente del Partito democratico, nei giorni di ottobre in cui scoppiò la bufera, parlò di una ferita aperta «da cui psicologicamente non riesco ad uscire. Mi si ferma il cuore, mi sento morire» e spiegava ancora come non prese parte alle riunioni del Comitato di Protezione civile a cui ha sempre delegato Scidone.
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