«Candidati con conflitto d'interessi» Giannino scatena la rissa con Rossi

«In Liguria è capolista un titolare fondatore della prima emittente televisiva in Liguria. C'è solo per Berlusconi il conflitto di interessi? E poi dopo che lo si combatte per tanti anni si scelgono lo stesso tipo di candidati».
Sono passate appena ventiquattrore da quando il ministro Riccardi ha presentato a Genova i candidati a Camera e Senato che sono «saliti» in politica a fianco di Mario Monti. E ai microfoni di Rtl 102,5 Oscar Giannino, leader di «Fare per Fermare il Declino» solleva una questione di «principio» e di criterio adottato nella scelta della squadra destinata a sostenere la corsa del professore.
Il capolista in questione, di cui parla l'economista, è Maurizio Rossi, editore dell'emittente ligure «Primocanale». Lui, patron della sua rete, alla conferenza stampa di presentazione ha giurato di aver già lasciato la presidenza della televisione a Cesare Castelbarco proprio per poter correre alla elezioni. Di più: «Bondi mi ha fatto sottoscrivere un impegno molto corposo - ha detto Rossi -. Farò un blind trust per Primocanale, in teoria Castelbarco potrebbe anche vendere le mie azioni. Forse potrebbe essere un esempio per qualcun altro?».
L'allusione ovviamente è a Silvio Berlusconi e alla querelle sul suo conflitto di interessi con le reti Mediaset. «Monti mi ha detto che per questo avrebbero adottato un criterio un criterio strettissimo, invito tutti a vedere qual è questo criterio: nessuno - incalza Giannino -. Dopo che saranno eletti, uno gli chiederà: vuoi fare qualche cosa?». Intanto sull'emittente di Rossi giusto ieri l'intervista al ministro Riccardi è andata in onda a rullo continuo. E il conflitto di interessi?
«Non mi è stato proposto di fare il presidente del Consiglio, né il ministro delle comunicazioni - risponde Rossi -. La proposta di candidatura che mi è stata fatta dalla lista civica di Mario Monti mi ha posto due condizioni serie: lasciare la presidenza della mia società durante la campagna elettorale e fare un blind trust in caso di elezione al Senato». Con un caso come il suo, ribadisce Rossi, «non c'è alcun obbligo di fare un blind trust per gli eletti. Giannino dovrebbe apprezzare invece questa trasparenza. Voglio essere proprio da esempio in Italia per anticipare una legge sul conflitto di interessi mai fatta». Poi l'affondo diretto all'economista: «Il voto al senato a Fare Fermare il Declino è il vero voto inutile perché non possono raggiungere il quorum, cosa risaputa da tutti i soggetti in campo.

Lo dico con convinzione e conoscenza delle proiezioni elettorali pur apprezzando la candidatura ligure di un personaggio rispettabile e competente come Luigi Attanasio che non ha comunque alcuna possibilità di diventare un rappresentante della nostra regione a Roma».

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