Liguria capofila, o meglio: Comuni liguri - ben 141, da un capo all'altro della regione - apripista di un progetto che è qualcosa di più di una rassegna fieristica. È questo, innanzi tutto, ma non solo questo, lo spirito e contemporaneamente l'auspicio del «Sit», il Salone delle identità territoriali, che va in scena - il termine vale per le caratteristiche «gustosamente spettacolari» promesse dall'iniziativa, a partire dall'arcobaleno di enogastronomia tipica per arrivare ai paesaggi e agli itinerari unici, all'artigianato, alla cultura, e «alla scoperta del bello e del buono» - da oggi a domenica alla Fiera (orario 10-22, domenica 10-20, ingresso gratuito). In vetrina, c'è la volontà di reagire alla crisi moltiplicando le energie e puntando sulla qualità, anche al di là - insiste Pierluigi Vinai, in qualità di segretario generale dell'Anci Liguria - dei «marchi, delle certificazioni, della burocrazia che seleziona non sempre i migliori». Il Sit, invece, vuole «aprire a tutti coloro che si impegnano e credono in prodotti e servizi di qualità» e, magari, non sono conosciuti abbastanza. «Eppure - interviene Marisa Bacigalupo, consigliere di amministrazione di Fondazione Carige, presidente del Gal Genovese, già assessore provinciale e imprenditrice - ci sono micro-aziende che dalla Fontanabuona esportano in Giappone, ma che qui da noi quasi non si conoscono».
Di queste realtà imprenditoriali è fatta buona parte dell'economia ligure, e sono loro a lanciare, proprio al Sit, la sfida della ripresa. «Una sfida che parte dai piccoli Comuni e promette di realizzare un'autentica, efficace operazione di marketing territoriale» sottolinea l'amministratore delegato della Fiera di Genova, Beppe De Simone. E aggiunge: «Alla rassegna sono presenti rappresentanti di 160 Comuni, una ventina dei quali fuori Liguria. È già un risultato soddisfacente, alla prima edizione della rassegna, ma la prospettiva è incrementare la partecipazione che deve andare oltre i campanilismi di retroguardia». Ad esserne consapevoli sono proprio i nostri Comuni minori, in uno scenario che Vinai definisce comunque «drammatico» di fronte ai tagli delle risorse che non consentono il minimo dell'operatività, men che meno gli investimenti per promuovere e consolidare «l'identità». Non restano che due strade: o rassegnarsi, o reagire, con uno sforzo ulteriore, per affermare le specificità dell'azienda, del territorio e, perché no?, la sinergia, la collaborazione, il mettersi insieme, la «contaminazione» fra Comuni diversi. Il Salone delle identità territoriali, dunque, lancia il sasso e non tira indietro il braccio, anzi: «Chi viene - spiegano all'unisono Bacigalupo, De Simone e Vinai - può incontrare una serie di opportunità, assaggi, acquisti, dibattiti, in grado di mettere nella giusta luce l'impegno di tante micro-imprese e di altrettanti prodotti di eccellenza, anche - ribadisce in particolare Vinai - di futura eccellenza». Il Sit, insomma, non esclude nessuno, se mai favorisce l'aggregazione, la condivisione. «Peccato che, in questa avventura, non tutti gli enti e le istituzioni si siano trovati concordi o, almeno, in sintonia».
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