Due spari nella notte, ferito un geometra

(...) in corso Sardegna. Sta rientrando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici. Posteggia la moto, si toglie il caso, fa per avviarsi al portone. Solo a questo punto s'accorge di un'ombra alle spalle. È un attimo: due colpi sordi, laceranti come le ferite che si aprono nelle gambe di Badile e fanno sgorgare copioso il sangue.
Il ferito non si rende conto subito di quello che è successo, cerca di tamponare gli squarci, gira gli occhi verso quell'ombra che, intanto, si materializza: un uomo con il volto coperto da un casco nero, è lui l'attentatore che si allontana a piedi nella vicina via Donaver e scompare in breve dalla vista della sua vittima. Che, nel frattempo, riesce a prendere in mano il cellulare, comporre il numero e chiamare soccorso. In pochi minuti arrivano gli agenti della Squadra Mobile e l'ambulanza. Badile viene trasportato e ricoverato in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale San Martino dove gli riscontrano una ferita al femore della gamba destra e un'altra alla tibia della sinistra; entrambe le ferite sono molto serie, anche se non tali da metterlo in pericolo di vita. Viene immediatamente sottoposto a un intervento chirurgico.
La polizia comincia le indagini, fa un sopralluogo accurato sul luogo dell'aggressione, ma soprattutto scava per trovare il movente del gesto. A poco a poco vengono fuori i particolari: secondo quanto ricostruito dalla Mobile, il malvivente avrebbe atteso a lungo sotto casa Badile, prima di sparargli due proiettili da un'arma che si presume una pistola a tamburo. La polizia scientifica reperta sul posto un'ogiva deformata di medio calibro. Intanto si indaga sia sulla vita privata, sia su quella lavorativa del geometra, che non ha precedenti penali ed è incensurato. Ancora più difficile, dunque, risalire all'identità dell'aggressore.
Emerge un'ipotesi: il movente sarebbe riconducibile alla criminalità comune. All'origine degli spari non ci sarebbe, pertanto, una motivazione di carattere politico o legata, che so?, in qualche modo alla recente (e, per molti versi, sconvolgente) condizione di tensione nel Paese. Chiaro, comunque, che le indagini sono al momento indirizzate a 360 gradi, nessuna ipotesi è decisamente trascurata, comprese quelle relative ai rapporti professionali o sentimentali di Badile, anche se il geometra, fin dai primi momenti in cui ha cercato di fornire spiegazioni agli inquirenti, ha continuato a ripetere che «non ha nemici». In questo senso, il ferito non sarebbe stato di molto aiuto agli investigatori: «Quell'uomo aveva il capo coperto - ha detto e ripetuto -, non sono stato in grado di vederlo in faccia, non saprei riconoscerlo».
Resta il fatto che, qualunque sia il movente, non si può più parlare di semplici episodi. Genova, definita sbrigativamente e fin troppo ottimisticamente, anche da certi sindaci e assessori, una «città sicura», si mostra invece, giorno per giorno, sempre più insicura. In particolare, a causa di quella che viene altrettanto sbrigativamente definita «microcriminalità»: furti a raffica, rapine, scippi, un bollettino di guerra quotidiano che non conosce soste.

Tutto questo mentre l'acuirsi dei problemi sociali, la fascia estesa di disoccupazione, le risorse finanziarie delle famiglie progressivamente ridotte non fanno che alimentare l'insicurezza. Che, però, i rappresentanti delle istituzioni fanno ancora fatica a interpretare.

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