Con la Meloni anche il liberale diventa uomo di destra moderna

«Guardi che se avessi voluto mi sarei potuto tranquillamente mettere in lista in Piemonte o in Lombardia, la scelta di correre in Liguria è mia». Riccardo Garosci, imprenditore di 55 anni con un passato da europarlamentare in Forza Italia tra il 1994 ed il 1999, è il numero due della lista di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati per il collegio della Liguria. Lui è nato a Torino e vive tra Lombardia e Piemonte per le sue attività, ma ad avere la patente di «catapultato» non ci sta.
Insiste. Ma cosa c'entra lei con la Liguria?
«Insisto semplicemente perché non sono un catapultato. Io in Liguria ho casa e ci passo parte dell'anno. Vengo qui spesso per lavoro e conosco molto bene i meccanismi economici di questo territorio»
Però difficile che senta proprio suoi i problemi di un territorio che non il suo
«Si sbaglia, perché la mia famiglia è del ponente ligure. Io sono nato a Torino ma i miei genitori vengono da lì. Pensi che mia nonna era di Genova ed aveva un negozio di profumeria nei caruggi»
La mia bisnonna era napoletana ma io non mi sento partenopeo...
«Ho mantenuto un legame con la Liguria, non l'ho mai abbandonata e le ribadisco che ho scelto io di candidarmi qui. E nel 1994, quando fui candidato all'europarlamento, riuscii ad essere eletto grazie ai tanti voti raccolti proprio da queste parti»
Allora, sentiamo cosa sarebbe pronto a fare per la nostra regione.
«Nel 2015 Milano ospiterà l'Expo. Una rassegna mondiale che porterà nel Nord Italia ben 20 milioni di persone in soli sei mesi. È impossibile che la Lombardia possa ospitarli tutti.

Ecco, io penso che la Liguria possa arrivare ad offrire opportunità di accoglienza fino a 10 milioni di persone, ad essere il salotto dell'Expò di Milano sfruttando la vicinanza con quel territorio e le bellezze ed il clima di questa terra»
E se una volta in Parlamento fossero quelli del suo partito a dirle che è inadeguato a rappresentare la Liguria?
«Ci metterei un secondo a dare le dimissioni e tornare al mio lavoro, lasciando spazio ad altri».

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