Panchine rotte e rumenta: il deserto dei giardini Semino

«Luci soffuse. Basse, quasi a non vedere. Hanno preventivamente pensato al led. Perché dobbiamo risparmiare. Ma a chi lasceremo i nostri risparmi?. A quale amministrazione o politico dobbiamo girare i nostri soldi». Luigi Falanga, sorride, provoca e lancia, a suo modo, l'allarme del degrado dei giardini della sua Oregina, quelli di Andrea e Ottavio Semino. «Mi permetto di ironizzare, ma diciamo pure che c'è poco da ridere - attacca subito Falanga -. Qui ci hanno dimenticato. Abbiamo bisogno di aiuto. I giardini che da via Giovanni Carbone si estendono fino a raggiungere la rotonda di Oregina, sono allo sbando. Basta farsi un giro per rendersi conto. E nessuno, dico nessuno dall'amministrazione locale si accorge del degrado. Meglio. Non vuole accorgersi». E intanto da tre anni i bambini hanno smesso di andarci e gli anziani hanno scelto luoghi diversi dove incontrarsi. I giardini sono diventati semplicemente un punto di passaggio. Tutti scelgono quelle terrazzine per raggiungere le alture (la piazza) di Oregina. E nel frattempo il fiume di foglie è diventato un fiume di rumenta, le mattonelle divelte sono pericolose, le panchine spaccate non mancano, i rami caduti (e non tagliati) giacciono a terra. Gli intonaci crollano e in bella vista anche un piccolo bazar a cielo aperto: bombole di gas, porte, finestre, infissi e tappeti.
«Uno scandalo - tuona Falange -. Abito qui da 15 anni e ho il negozio da cinque anni. I giardini sono di fronte al negozio. Il degrado lo vivo quotidianamente. Non ho più visto spazzini, l'Aster è inesistente. Ma perché gli amministratori locali non intervengono? Non sappiamo chi dover interpellare. Ho pensato di chiamare l'amico Paolo Aimè consigliere del Pdl di un altro municipio per chiedergli aiuto. In tanti si sono arresi». Ma lui, il parrucchiere Luigi non ci sta. Sbarcato a Genova da quarant'anni dalla Sicilia si è innamorato perdutamente della sua Oregina e a denti stretti la difende dall'incuria che non dovrebbe attecchirla. Spera, che l'appello lanciato tramite il Giornale arrivi a chi di dovere sensibilizzando così interventi futuri. «Allo stato attuale ci troviamo in una situazione di non ritorno - conclude -. Mancano, come precisato, punti di riferimenti. Eppure questa è un'area commerciale che merita di più. Ci sono poste, alimentari, bar, negozi e poco più su anche delle scuole. Una zona che vive quotidianamente. Avere dei giardini puliti, in ordine, significherebbe contribuire a presidiare ulteriormente l'area.

E invece ci sono persone che non portano neanche più il cane ai giardini perché temono possano prendersi malattie o zecche. E io ho smesso di dare venti euro a disoccupati per pulire l'ingresso dei giardini. Qualcuno deve venire, rendersi conto e intervenire».

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