La Provincia sventola la bandiera argentina e ammaina l'italiana

(...) di avere «continue e improvvise riunioni». Solo controllando gli ultimi tre mesi, dall'inizio dell'anno, è possibile trovare almeno nove occasioni in cui la sala consiliare è stata concessa o utilizzata per fini non istituzionali e su richiesta di enti o associazioni non legata alla Provincia di Genova. Il 15 gennaio, ad esempio, su richiesta dei giornalisti dell'Inpgi, la sala non doveva essere tenuta pronta per «continue e improvvise riunioni», ma è stata messa a disposizione per il seminario «Welfare e ammortizzatori sociali». Esattamente sette giorni dopo, il 22 gennaio, l'aula è diventata un cinema per la proiezione del film «Lager, le tenebre sul cuore del '900». Il 9 febbraio, spazio a un altro giornalista, che evidentemente è più simpatico di quelli del Giornale: Massimo Franco ha partecipato al convegno dei giuristi cattolici sul rapporto tra Chiesa e democrazia. Roba difficile da far passare come una scelta strategica per la sopravvivenza della Provincia di Genova. Il 14 febbraio, altro incontro tutt'altro che «provinciale» ospitato nell'aula tanto preziosa: era infatti in programma il «Workshop internazionale sulla violenza contro le donne».
E il 27 febbraio, di che si è parlato al piano nobile di Palazzo Spinola? Di emergenza frane? Di misure straordinarie contro le nevicate? Di strade, di scuole, di qualità dell'aria? Macché, c'era la commemorazione del «Bicentenario della bandiera argentina. Il 1° marzo ancora spazio alla Shoah, con una rappresentazione teatrale messa in scena tra i banchi consiliari, dai ragazzi di una scuola di Pegli per ricordare una famiglia sterminata ad Auschwitz. Poi è stata la volta di un incontro particolare con le «Madres de Plaza de Mayo», che con la loro più che rispettabile storia certo non possono essere considerate bisognose di un tempestivo e risolutore intervento da parte della Provincia, ma che nonostante questo si sono viste concedere la sala il 12 marzo scorso.
Tre giorni dopo ancora una di quelle «continue e improvvise riunioni» che costringono al Provincia a negare l'aula ai marò? Non si direbbe, visto che il convegno ospitato al quale Piero Fossati e compagni non avevano obiezioni da fare era «Genova e il suo ambiente», organizzato da Legambiente e dal Centro Culturale Valdese. Per concludere, a dimostrazione che la Provincia sa come discriminare le richieste, va aggiunta l'iniziativa dell'Ordine dei Giornalisti, che il 25 marzo ha presentato il libro «Cronaca di un anno di Cronaca» rischiando di provocare chissà quale grave crisi, avendo sottratto l'uso della preziosissima sala consiliare ai partecipanti alle numerose riunioni cui fa riferimento la Provincia.
Tutti questi appuntamenti, trovati con una semplice e rapida ricerca online, tolgono qualsiasi alibi a chi ha rifiutato di dare spazio a un'iniziativa in favore dei marò, che ha una finalità come quella della difesa di servitori dello stato assai più istituzionale di quelle comunque nobili per le quali la sala consiliare è stata concessa. È inutile fare giri di parole. La balla raccontata dalla Provincia è smascherata: la scusa delle «continue e improvvise riunioni» non regge.

Tocca ora ai burocrati (o a chi ha comunque la responsabilità dell'ente) che se la sono inventata dimostrare che non esiste la malafede, l'intenzione di discriminare un'iniziativa totalmente apolitica ma con la grave colpa di aver trovato spazio e appoggio sulle colonne del Giornale.

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