Tre grandi elettori con un piccolo mandato. La Liguria ha scelto i suoi tre rappresentanti in previsione dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Ma la prova dell'aula ha messo a nudo tutta la tensione che c'era intorno alla scelta di questi nomi. E alla fine soltanto 28 consiglieri su 40 hanno partecipato al voto, con assenza decisamente bipartisan.
La scelta dei tre nomi (Rosario Monteleone, Claudio Burlando e Luigi Morgillo) è stata d'altra parte preceduta da lunghe riunioni in cui maggioranza e minoranza hanno avuto al loro interno più di una diversità di vedute. Alta tensione in particolare nel centrosinistra, che non vedeva di buon occhio l'idea di affidare il mandato a Monteleone, esponente Udc e quindi attualmente legato al centro montiano, ritenuto poco affidabile nel caso il Pd voglia tentare l'ennesima prova di forza per conquistare il Colle. Forse non a caso la scelta dei tre grandi elettori era stata messa come ultimo punto all'ordine del giorno della seduta di ieri mattina e la stessa maggioranza era pronta a chiedere un rinvio in modo da cercare, entro martedì, un accordo più ferreo.
A sollevare il caso ci ha pensato subito, in apertura di consiglio, Marco Melgrati, il capogruppo del Pdl, che ha denunciato senza mezzi termini il tentativo da parte della sinistra di far slittare la decisione e le spaccature interne al centrosinistra. Il suo intervento, con toni sempre marcati e mai banale, ha provocato la reazione del capogruppo Pd, Nino Miceli: «Non abbiamo problemi - ha detto -. Semplicemente pensavamo di votare più avanti per avere più presenza in aula». Probabilmente fingendo di non sapere che la maggior parte di quelle assenze era proprio legata alla votazione in programma. La richiesta di Raffaella della Bianca (Riformisti) di invertire l'ordine dei lavori e di votare subito, è stata così accettata.
L'urna piazzata al centro dell'aula ha regalato però non poche sorprese. Non solo la maggioranza si è ricompattata sul nome di Monteleone, ma addirittura il presidente del consiglio regionale ha incassato più voti di quelli di cui disponeva il centrosinistra. Triplice la possibile interpretazione dell'esito dello spoglio. Alcuni esponenti del centrodestra, disponendo di una scheda sulla quale era possibile indicare una doppia preferenza, potrebbero aver votato anche Monteleone per dare uno schiaffo alla maggioranza e allo stesso Burlando che infatti è stato battuto dal collega di tre voti. Oppure nel centrodestra qualcuno è veramente convinto che Monteleone possa essere un grande elettore utile alla causa, per scegliere un capo dello Stato moderato e non di sinistra. Terza soluzione, forse la più banale, che almeno tre consiglieri di minoranza non conoscano o abbiano volutamente ignorato le elementari regole di questo tipo di votazione, dove l'opposizione deve limitarsi a indicare il solo nome del proprio rappresentante. Specie dopo che il capogruppo in aula ha fatto un intervento di fuoco per denunciare gli scricchiolii dell'opposta fazione.
L'esistenza di qualche franco tiratore anche nel centrodestra è stata comunque confermata dal fatto che Luigi Morgillo, grande elettore indicato dalla minoranza, ha ottenuto solo 11 voti sui 12 disponibili. C'è stata infatti anche una scheda bianca galeotta che non ha permesso l'en plein.
Tornando all'analisi del voto dei grandi elettori, a impressionate sono state soprattutto le assenze.
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