(...) o almeno rinviate a tempi migliori.
Logico e inevitabile che, in un periodo di magra come quello che stanno attraversando la Liguria e il Paese, quando non c'è un euro per tagliare l'Imu o rinunciare all'aumento dell'Iva, e non ci sono risorse per dare opportunità di lavoro ai giovani o pagare gli esodati «cornuti e mazziati», logico e inevitabile, dunque, che spunti sempre qualcuno che ci fa caso, a questo spendi e spandi. Qualcuno che protesti fuori dai denti e dagli schemi precostituiti. Insomma: uno che dica che il re è nudo e che bisogna anche convincersene, finalmente. Uno come Gianni Plinio, fra gli altri, vicecoordinatore metropolitano del Pdl. Che appena ha saputo del contributo straordinario per finanziare iniziative collegate al 70° anniversario della Resistenza in Liguria, deliberato dalla Regione, non se n'è stato zitto, anche se la proposta è stata fatta all'unanimità dall'Ufficio di presidenza e dai capigruppo del Consiglio regionale (e quindi anche dal Pdl) «sulla base dei progetti presentati per accrescere la conoscenza e la consapevolezza dell'importanza di un fenomeno che dal 1943 al 1945 fu determinante nella storia italiana».
«Io non posso far finta di niente - lamenta Plinio -. Il momento economico è disastroso, le famiglie liguri sono allo stremo, schiacciate dalle tasse. E la giunta regionale che fa? Spende soldi, pubblici, naturalmente, per celebrare la Resistenza!». Possibile, si domanda ancora il vicecoordinatore metropolitano del Pdl, che non si possano impiegare meglio i fondi? «Invito il presidente Burlando - è la proposta di Plinio - a destinare l'eventuale contributo straordinario al sostegno di qualche famiglia ligure bisognosa. In epoche così difficili come le attuali, la vera resistenza è quella di tante persone indigenti che non ce la fanno neanche a sbarcare il lunario. Sono certo - aggiunge l'esponente del centrodestra - che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini preferisca che i fondi pubblici vengano finalizzati per alleviare il disagio sociale anziché sprecati per alimentare inutili retoriche demagogiche». Tutto questo senza dimenticare che «le iniziative resistenziali già usufruiscono di considerevoli contributi regionali al pari dei vari Istituti storici della Resistenza.
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