Terzo valico, il fronte del no minaccia «atti di resistenza»

Muro conto muro. È questa la fotografia che meglio rappresenta l'assemblea pubblica sul Terzo Valico andata in scena ieri alla sala della Fratellanza di Pontedecimo. Da una parte il movimento contrario all'opera, dall'altra i tecnici del Cociv, Consorzio Collegamenti Integrati, in mezzo le istituzioni, rappresentate dal vicesindaco Stefano Bernini e dall'assessore alle Infrastrutture della Regione Raffaella Paita. Questi ultimi bersaglio di aspre polemiche e contestazioni. Soprattutto Bernini che ha difeso tenacemente l'opera, ribattendo punto su punto alle tantissime domande in un clima rovente. I tecnici, in apertura di assemblea, hanno illustrato nel dettaglio l'opera, spiegando il tratto di 53 chilometri e ribadendo l'importanza dell'infrastruttura per il territorio, «messa in luce anche dall'Ue. Una priorità per Genova che, in previsione dell'aumento dei traffici in porto, diventerebbe un nodo centrale per il commercio europeo».
Per il Movimento No Tav-Terzo Valico è intervenuto Massimo Solari che si è definito un «un libero pensatore». L'esponente del fronte del «no» ha ribadito le ragioni dell'opposizione all'opera, avanzando un'opzione alternativa. «Il Terzo Valico non è una priorità - ha spiegato Solari - il costo di 6 miliardi e 200 milioni di euro, è uno sproposito, per non parlare degli anni che ci vorranno per la realizzazione: si parla di 15 anni, che diventeranno come minimo 20. La priorità del nostro territorio è la tutela del suolo, la messa in sicurezza dal punto vista idrogeologico. Il nostro non è un "no" ideologico. Proponiamo un collegamento Borzoli-Giovi in modo che i treni possano essere indirizzati velocemente per Milano».
Molto acceso il dibattito sugli espropri. Solari ha descritto il movimento «contrario alla violenza», ma ha anche definito «atti di resistenza» le manifestazioni di intransigenza di alcuni esponenti. «La legge sugli espropri è barbara - ha continuato l'esponente del No Terzo Valico - I tecnici del Cociv fotografano l'abitazione e poi scatta l'esproprio. Gli abitanti, che possono intervenire solo quando si tratterà per l'indennizzo, credo abbiano il diritto di resistere in tutti modi, impedendo ai tecnici di avvicinarsi alla propria casa. È la legge che assurda, il movimento è contrario alla violenza». Secca la risposta del tecnico Cociv, Giovanni Iacometti: «I tecnici Cociv osservano semplicemente la legge - ha ribattuto - si collabora con la Regione e con gli enti locali, si dialoga con gli abitanti cui verrà espropriata l'abitazione e si procede all'esproprio vero e proprio solo dopo una serie di valutazioni. Lo dimostrano le operazioni effettuate, per esempio, a Campomorone».
Sulla questione ha preso parola anche «un'espropriata Cociv», Maria Grazia: «Sul Cociv niente da dire, sul mio caso ha lavorato bene. Ma lasciatemi dire una cosa: quella casa per me era tutto». E poi, dopo aver asciugato gli occhi lucidi, un attacco diretto al Comune: «Sapevate da anni e anni che l'infrastruttura avrebbe coinvolto la mia abitazione, ma senza dirmi niente mi avete dato tutti i permessi per le ristrutturazioni e gli ampliamenti.

Vergognatevi!», ha concluso. In ultimo, sulla questione amianto, sia Bernini, sia i tecnici Cociv hanno sottolineato come «tutte le verifiche non abbiano riportato dati negativi. L'Osservatorio Ambientale avrà comunque il compito di vigilare».

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