Gentiloni sogna una Rai spaccata in due E il sindacato insorge

L’Usigrai contesta il progetto del ministro delle Comunicazioni: «No alla privatizzazione»

Alessandro M. Caprettini

da Roma

Due società distinte: con la prima si gestisce una rete commerciale generalista finanziata dalla sola pubblicità (che va diminuita), con la seconda due reti “impegnate” e foraggiate dal solo canone (che va progressivamente aumentato). E in più un nuovo Cda di nomina parlamentare a maggioranza qualificata di due terzi, o designato dai presidenti di Camera e Senato o, ancora, eletto da Parlamento, sindacati e associazioni varie. Paolo Gentiloni rifila a Repubblica la sua riforma della Rai che auspica arrivi in discussione col nuovo anno.
«Basta col Governo padrone!», dice. Ma cotanta rivoluzione si becca solo la risposta (preoccupata) dell’Usigrai e del verde Bonelli che intravedono nelle sue parole il rischio della privatizzazione. Mentre, ed è strano, il ministro delle Comunicazioni non fa cenno alcuno ad un altro tasto del suo impegno di queste ore: l’agguato a Mediaset. Che pure sembra stare organizzando con puntiglio e mosse quantomeno insolite.
E infatti Gentiloni, al di là di un generico richiamo «ai richiami dell’Unione europea» sul ridimensionamento delle posizioni dominanti, ha messo a punto un blitz anomalo per la prossima settimana che lo porterà prima a Bruxelles, poi a Strasburgo per cercare di azzannare alla gola la diretta concorrente della Rai. Ha chiesto infatti il ministro - che lunedì sarà nella capitale belga per la riunione dei ministri europei delle comunicazioni - di organizzare nel pomeriggio, in Alsazia, un mini-summit coi parlamentari italiani che mercoledì saranno alle prese col voto, in aula, del progetto “tv senza frontiere”. Col quale s’intende varare una normativa sul campo d’applicazione tv, ma anche e soprattutto norme sulla pubblicità.
Guarda caso, i parlamentari della Margherita italiani da mesi battono il tasto per l’eliminazione di fatto delle “telepromozioni” che intendono inserire nella pubblicità tout court. E chi fa le telepromozioni in Europa? Solo Mediaset. Solo che il relatore del provvedimento, la tedesca Ruth Hieronimi, non è d’accordo sulla parificazione delle telepromozioni con gli spot. E allora Gentiloni va di persona a Strasburgo, cosa davvero insolita. Perché mai si era visto un ministro giungere all’Europarlamento per caldeggiare un emendamento che, tra l’altro, si mormora sia stato redatto in luogo molto ma molto vicino ai suoi uffici a fianco di Fontana di Trevi. C’è di più: programmato per lunedì in serata, questo meeting tra Gentiloni e i deputati italiani è ancora una incognita: solo in 11 (tutti o quasi del centro-sinistra) avrebbero fin qui risposto affermativamente. E dunque non è ancora certo che l’incontro avrà luogo. «Io - commenta Mario Mauro, vice-presidente dell’Europarlamento, eletto in Forza Italia - una riunione di questo tipo tra un ministro e i parlamentari del suo Paese su un argomento delicato come un emendamento non l’avevo mai vista prima...

Ma magari viene opportuna, visto che potrò chiedere a Gentiloni se è vero quel che si sussurra da queste parti: e cioè che si sta tentando di far fuori l’attuale consiglio d’amministrazione Rai per via giudiziaria, visto che la via politica era preclusa...».

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