L'opera è uno spettacolo dal vivo che vive - per lo più - di passato. Cosa vera soprattutto in Italia dove i teatri sono teche dei capolavori di secoli fa: i gioielli del passato vanno custoditi e consumati, però andrebbero rivitalizzati anche con titoli contemporanei. E dire che si continua a comporre, e altrove, anche a proporre. Fra gli operisti italiani più eseguiti c'è Lucia Ronchetti (Roma, 1963), da quest'anno direttore del Settore Musica alla Biennale di Venezia (al via il 17 settembre). L'ultima sua creazione, un'opera dedicata a Dante dal titolo Inferno, è stata proposta al Festival di Spoleto e co-prodotta con Francoforte.
Per la verità, per assistere a produzioni di Ronchetti bisogna andare in Germania dove la musicista è presente anche con un paio di opere l'anno. «La Germania - spiega - è un paradiso terrestre. Nelle stagioni d'opera c'è sempre una prima assoluta. I direttori artistici lavorano al fianco del compositore, rischiano con lui», osserva Ronchetti.
Con una compositrice vivente è possibile riflettere sul rapporto che intercorre fra l'opera in sé e chi la realizza, in particolare il regista: quante volte l'ego di quest'ultimo finisce per stravolgere e snaturare il lavoro di partenza? «Il compositore lascia la partitura che è una foresta di simboli da interpretare. Sono d'accordo sull'opportunità di rinverdire interpretazioni e sperimentare nuove forme visive, ma non si deve trasformare l'intreccio in un'altra storia». Il pensiero va a tanti spettacoli cui capita di assistere, dalle Traviate con Alfredo che prepara la pizza a Carmen, che uccide l'amante e non viceversa.
Del resto, in assenza di sovrintendenti, direttori artistici e d'orchestra di peso - a proposito: è il direttore d'orchestra e non il regista il perno di un'opera - il regista ha gioco facile nel dare libero sfogo a letture incompatibili con l'originale. E comunque, l'opera dovrebbe essere il risultato di un lavoro di squadra. Vi convergono più forze creative, dal direttore d'orchestra ai cantanti, coro, orchestra, scenografi, registi, costumisti. «Mi è capitato più volte che il regista mi chiedesse di non assistere alle prove. Non se ne parla.
Io sono presentissima, anzi lotto per difendere ciò che voglio comunicare con quella determinata partitura», aggiunge ancora Ronchetti. E pensiamo a chi non può, a Verdi, Puccini, Wagner, Bizet, Rossini, Donizetti quante volte avranno imprecato dai Cieli del Paradiso o dalle bolge infernali.
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