Gheddafi in tv: "Vivo o morto, resto a Tripoli Non ci arrendiamo, siamo più forti dei missili"

Il Colonnello resiste a quella che doveva essere una guerra lampo. La replica di Obama: "La pressione sul leader libico si intensificherà fino a quando non lascerà il potere". E i raid continuano: stamattina otto esplosioni hanno fatto tremare il centro di Tripoli. Intanto i ribelli guadagnano terreno e si avvicinano alla capitale

Gheddafi in tv: "Vivo o morto, resto a Tripoli 
Non ci arrendiamo, siamo più forti dei missili"

Tripoli - Tripoli bombardata, ma Gheddafi non si arrende. Anzi, torna a parlare al popolo libico in un messaggio audio diffuso dalla tv. "Resterò a Tripoli, vivo o morto", ha detto il raìs che non intende lasciare il Paese e accettare l'ipotesi, spesso ventilata, di un esilio volontario. Poi, rivolto alla Nato, annuncia: "Non abbiamo paura. Siamo più forti dei vostri missili". Il Colonnello ha inoltre esortato i cittadini a radunarsi nei pressi della caserma di Bab Aziziya per "dimostrare il coraggio del popolo libico" e ha annunciato la sua strategia: "Le tribù libiche faranno la rivolta contro le bande armate e noi resisteremo". Mentre l’emittente ha diffuso le immagini dei bombardamenti della Nato sulla Libia, Gheddafi ha annunciato che ci sarà una "marcia milionaria di donne e uomini disarmati che disarmeranno le bande di Bangasi. Dal momento in cui i giovani libici hanno sentito gli attacchi delle forze Nato contro Bab al-Aziziya, sono usciti per le strade a torso nudo per difendermi". Dopo il messaggio altre esplosioni hanno scosso Tripoli.

La replica di Obama Dal canto suo, il presidente Usa Barack Obama ha sottolineato come "la pressione sul leader libico Muammar Gheddafi si intensificherà fino a quando non lascerà il potere". Obama ha discusso della campagna militare della Nato in Libia, Afghanistan e Iran con il cancelliere tedesco Angela Merkel e ha ricordato: "Le operazioni in Libia sono guidate dalla Nato e vedono quindi anche la partecipazione della Germania".

Bombe sulla capitale Dopo le prime quattro esplosioni, avvertite verso le 10 e 45, altre quattro deflagrazioni hanno scosso il centro di Tripoli questa mattina. Colpita, secondo le prime testimonianze, la caserma della guardia popolare, che si trova proprio di fronte alla residenza del colonello Gheddafi. Un portavoce del governo, Mussa Ibrahim, ha riferito che la caserma è stata "nuovamente colpita dai raid aerei Nato" e che vi sono state una decina di vittime. Le prime quattro esplosioni hanno fatto tremare il centro di Tripoli e dalla zona del compound di Bab al-Aziziya, in cui si trova il bunker di Muammar Gheddafi, si sono viste levare colonne di fumo. La capitale libica negli ultimi giorni è stata fatta bersaglio di un’escalation di raid da parte della Nato, con attacchi che ormai avvengono praticamente ogni ora e anche la zona dove si ritiene si nasconda ancora il colonnello è stata più volte colpita. I testimoni affermano di aver udito almeno altre tre esplosioni. Le detonazioni hanno scosso l’albergo dove sono ospitati i giornalisti stranieri accreditati, che si trova a qualche centinaio di metri dalla residenza di Gheddafi all’interno del compound che annovera anche il Rixos al proprio interno. Poi dalla zona dove si trova la residenza del leader libico Gheddafi si è alzando una spessa colonna di fumo. La prima esplosione si è sentita alle 10 e 45 seguita poco dopo da altre tre. Tutte si sarebbero verificate a qualche centinaia di metri dal complesso al cui interno si trova anche la residenza del colonnello Gheddafi.

I ribelli avanzano I ribelli intanto guadagnano terreno e si avvicinano a Tripoli. Al jazeera ha riferito che i ribelli libici hanno conquistato ieri per la prima volta la città di Yafran, sino ad oggi sotto il controllo delle forze lealiste. Intanto nella roccaforte dei ribelli è arrivato per la prima volta in visita un responsabile russo, oltre tre mesi dopo l’inizio della sommossa contro il regime. È un segnale politico e diplomatico importante proprio quando a Bengasi sono arrivati anche dei diplomatici cinesi. Pechino aveva annunciato venerdì scorso un primo contatto, risalente ad alcuni giorni prima, tra un diplomatico cinese, l’ambasciatore della Cina in Qatar, Zhang Zhiliang, e Mustapha Abdel Jalil, il presidente del Cnt. 

La Russia non farà da mediatore Mosca invece non giocherà il ruolo di principale mediatore nella risoluzione del conflitto libico. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, scrive Ria Novosti. "Non stiamo cercando di assumere un ruolo di primo piano nella mediazione. I nostri sforzi, compresa la visita dal nostro inviato speciale Mikhail Margelov a Bengasi, puntano a creare le condizioni favorevoli per ottenere accordi tra le parti coinvolte, con il ruolo principale svolto dall’Unione Africana", ha aggiunto Lavrov.

Margelov ha incontrato il leader del Consiglio Nazionale di transizione Mustafa Abdul Jalil, il responsabile degli affari militari Omar al-Hariri e il responsabile della politica estera del Cnt Mahmoud Jibril, prima di volare al Cairo 

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