(...) Ma ci vogliono due occhi di lince e un fisico bestiale per far parte della squadra della Guardia Costiera. Lo abbiamo verificato di persona ieri mattina, ospiti della Capitaneria di Porto di Genova sulla motovedetta «Cp 864» che presta servizio di soccorso a persone e mezzi nautici in pericolo, ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni dell'anno. Con qualunque tipo di mare. Ieri, giornata dedicata alla sicurezza in mare, per nostra fortuna, era una tavola. Appuntamento in banchina, zona Porto Antico, alle 9.30 con l'equipaggio composto dal Sottotenente di Vascello Nicola Stasi, il capo di prima classe comandante Stefano Carbone, il motorista Andrea Corsano e il copertista Cristian Caruso. Tutti a bordo della «Cp 864» - dieci metri di lunghezza, quattro zattere da otto destinate al salvataggio - per un giro di ricognizione dal porto a San Fruttuoso di Camogli. Prima tappa: la Torre di controllo della Direzione Marittima della Capitaneria di Porto.
«Prima di muoverci - spiega il sottotenente Stasi - passiamo sempre di qui per verificare se ci sono segnalazioni particolari». Quella di ieri veniva da Bogliasco. Avvistate alcune imbarcazioni fuori dal «corridoio di lancio», ovvero dalla zona riservata alla partenza di natanti, gommoni, acquascooter, unità da diporto. In dieci minuti la motovedetta è già a destinazione. «Cp 864» sull'acqua vola che è un piacere (non per chi scrive): velocità di 36 nodi, vietata ai deboli di stomaco. La gente appollaiata sul molo assiste incuriosita alle operazioni di controllo effettuate dalla Capitaneria di Porto. Non ci sono barche fuori dal corridoio, allarme rientrato. La motovedetta saluta Bogliasco e prosegue la sua marcia, lasciando sul posto i due colleghi di «Alfa 61»: il battello veloce in dotazione alla Guardia Costiera nelle acque del levante, mentre a ponente opera «Bravo 11». Spetta a questo mezzo il compito di controllare i limiti di velocità delle imbarcazioni (10 nodi entro mille metri dalla spiaggia e 500 dalla costa), prestando attenzione affinché non si avvicinino alla spiaggia con il motore acceso.
Ed è proprio «Alfa 61» a firmare il primo verbale (sarà anche l'unico) della mattina. Ne fa le spese il proprietario di un acquascooter «pizzicato» senza documenti a bordo al momento del controllo, vicino a Sturla: 100 euro di multa. I controlli rientrano nell'operazione «Mare sicuro» scattata a metà maggio attraverso una capillare attività di prevenzione e vigilanza che impegna otto basi nautiche (battelli veloci) della Capitaneria di Porto. Unoperazione da 9973 controlli già effettuati, con 224 sanzioni. Una media che dimostra come tutto sommato non cè emergenza.
Prima di arrivare a Bogliasco, Cp 864 aveva incrociato la motovedetta «288», che svolge funzioni di polizia marittima e controlla i flussi di immigrazione. Certo, Lampedusa da qui è molto lontana, l'emergenza sbarchi non esiste. A volte capita che qualche clandestino si nasconda nelle stive delle navi e prima di salpare a Genova si butti in mare. L'ultima volta è successo venti giorni fa: «Siamo andati a recuperare un tunisino che si era gettato in acqua a cinque miglia dal porto. - racconta il sottotenente Stasi -. L'uomo ha fatto resistenza, alla fine lo abbiamo consegnato alla polizia di frontiera». Tra i compiti di polizia giudiziaria assegnati alla Guardia Costiera rientrano i controlli sulle navi passeggeri (vedi il caso delle zecche trovate a bordo della Tirrenia nei giorni scorsi), o quelli sulla pesca di frodo in mare e a terra.
Ieri, da questo punto di vista, giornata tranquilla: nessun peschereccio fuori legge. A Camogli il proprietario di una piccola imbarcazione, al passaggio della motovedetta, esibisce il cartello che gli consente di pescare nell'area marina protetta di Portofino. Sono solo 200 i residenti autorizzati. Alle 11.30 incrociamo la motovedetta 528 che fa servizio di pattugliamento a Santa Margherita, sei ore al giorno nel periodo estivo. Al largo di San Fruttuoso una barca pesca a strascico: «L'importante - spiega il comandante Stefano Carbone - è che rimanga a 50 metri dal fondale o a 3.000 dalla costa». Distanza rispettata. È tempo di tornare alla base. A Punta Chiappa ecco l'avvistamento che non ti aspetti: due, tre, poi cinque delfini che fanno evoluzioni sull'acqua, per nulla intimoriti dalla motovedetta della Guardia Costiera.
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