Dopo le performance di successo per i duecento anni del Canova, quella sulle vite di Caravaggio e Pasolini, le lectio magistrali su Michelangelo e il rapporto tra arte e fascismo, riecco in scena il Vittorio Sgarbi più amato dal pubblico bipartisan, quello che riesce a emozionare per le dotte e introspettive narrazioni sugli old masters. Il palcoscenico stasera è quello del teatro Manzoni dove il Vittorio nazionale accende i riflettori sulla Natività nell'arte, tema suggestivo sviscerato nel suo ultimo libro edito da Mondadori. Quello della Madre e del rapporto con il Figlio è forse l'icona maggiormente rappresentata dagli artisti di ogni tempo, ad incarnare il primum movens della spiritualità religiosa e al contempo l'origine della vita, il legame più autentico e ancestrale dell'essere umano.
Il patrimonio di musei e cattedrali in tutto il mondo regalano all'umanità un viaggio meraviglioso attraverso i secoli tra Annunciazioni, Maternità e Deposizioni che hanno visto all'opera grandi artisti tra pittura, scultura e, più recentemente, video e cinema d'autore. La lectio di Sgarbi farà rivivere agli spettatori il senso profondo di seducenti immagini attraverso gli stili e le correnti, dal medioevo ad oggi, con uno sguardo scientifico e al contempo accorato sulle grandi icone del passato: in primis Giotto, Piero, Raffaello e Michelangelo, fino a giungere alle grandi prove d'autore del Novecento, come quelle dei divisionisti Previati e Segantini. Quello di Sgarbi è un meraviglioso viaggio tra i capolavori impressi nella memoria dell'umanità, dalla Vergine delle rocce del Louvre alla Natività mistica di Botticelli, dai fondi oro bizantini alla rivoluzione formale delle avanguardie; e poiché il tema del dono della vita è stato dall'arte nobilitato in tutte le sue forme, non manca neppure la citazione di quella che qualcuno potrà definire una piccola provocazione, quell'Origine del mondo di Gustave Courbet che ancora oggi rappresenta l'opera scandalo della Storia dell'arte.
«La Natività dice Sgarbi - è il principio di tutto. Maria nell'atto della maternità non è una maestà lontana, in trono, che tiene in braccio un bambino che è già divino: è semplicemente, nella maggior parte delle rappresentazioni, una mamma con il figlio».
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