da Roma
Dritti alla meta, i deputati della maggioranza hanno fatto finta di discutere le possibili modifiche alla legge di riforma dell’ordinamento giudiziario, consapevoli che non una virgola andava cambiata rispetto alla legge approvata faticosamente al Senato. Per l’equilibrio del governo era necessario varare la riforma Mastella a qualunque costo. A notte fonda la maggioranza dell’Unione «cancella - così commenta Silvio Berlusconi - l’ennesima legge del precedente governo della Cdl». Anche se il premier con il suo noto ottimismo promette che al ritorno del suo governo la legge Castelli verrà ripresa con aggiunte migliorative.
Un lungo pomeriggio di dibattito nel quale l’opposizione ha tentato di fare ostruzionismo, sia con gli emendamenti (tutti bocciati dall’aula) sia abbandonando l’aula a rotazione: un primo tentativo di Fi, un secondo di An che ha voluto dare un segnale di sostegno agli avvocati esclusi dai consigli giudiziari. Ma la maggioranza ha fatto quadrato al punto che quasi l’intero governo, compreso Romano Prodi, ha presenziato la seduta per evitare che mancasse il numero legale e così alla fine il voto c’è stato, con le dichiarazioni di voto dei gruppi in diretta tv, come aveva chiesto Forza Italia per «mostrare agli italiani come viene smantellata una buona legge».
Da oggi esiste un nuovo ordinamento giudiziario che modifica o addirittura blocca appena in tempo l’avvio di alcune nuove norme della legge Castelli. Giudizi molto duri non soltanto dall’opposizione che ha visto così smontare una legge approvata dal precedente governo, faticosamente conquistata, ma anche tra gli alleati c’è molto scontento sul tipo di legge approvata. In particolare la Rosa nel pugno, che si è astenuta alla votazione finale, perché contraria alle norme, considerate poco efficaci, sulla separazione delle funzioni, e il giudizio di Roberto Villetti è molto netto: «È un meccanismo infernale quello di cambiare le leggi di riforma a ogni cambio di maggioranza. Questo è un Paese impazzito, noi come centrosinistra dobbiamo portare un elemento di normalità: le grandi riforme devono durare almeno vent’anni, non una sola legislatura».
In grande fretta la maggioranza ha quindi portato a casa la riforma della riforma Castelli, senza concedere alcuna modifica ai deputati. «La Cdl aveva fatto sei passaggi per la riforma Castelli e l’iter durò due anni», ha ricordato polemicamente Ignazio La Russa di An poco prima che il suo gruppo uscisse dall’aula per protesta.
Le novità. Di segno diverso la riforma approvata ieri e la fretta è dovuta anche al timore che il 31 luglio sarebbe dovuta entrare in funzione la norma Castelli sulla separazione delle funzioni. Nella nuova legge sparisce l’obbligo di indicare a inizio carriera la funzione prescelta. Chi cambia funzione ma anche settore (penale o civile) avrà l’obbligo di spostarsi in un altra provincia. La funzione potrà essere cambiata non più di quattro volte. Vengono cancellati i test psicoattitudinali d’accesso, il tirocinio sarà più breve e sono previsti incarichi a tempo. Gli avvocati, inoltre, non potranno valutare l’operato dei magistrati, in quanto non membri di diritto dei consigli giudiziari.
Queste le novità più rilevanti della riforma Mastella. Possono infatti partecipare al concorso solo magistrati di altre giurisdizioni, avvocati, funzionari e dirigenti in possesso di una anzianità di servizio e laureati in possesso di specializzazione post universitaria.
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