Un'attesa infinita quella delle «gueules noires» (facce nere) che quel terribile giorno dell'autunno 1948, furono licenziate in tronco dalla compagnia Charbonnages de France per non assenza. Loro, i minatori, erano in sciopero per le spaventose condizioni del loro lavoro.
Soltanto oggi, a 63 anni di distanza, hanno avuto ragione in tribunale. Ai superstiti o agli eredi, sono andati 30.000 euro ciascuno di risarcimento.
La causa infinita dei minatori di Nord-Pas-de-Calais ha visto alla sbarra i rappresentanti della compagnia «Charbonnages de France» e l'Agenzia nazionale per la garanzia dei diritti dei minatori (Angdm), che hanno visto definitivamente dichiarata illegittima dalla Corte d'appello di Versailles la loro decisione di licenziare 3.000 lavoratori.
Fu la Cgt - il maggior sindacato francese - a promuovere gli scioperi contro le modifiche allo Statuto dei minatori proposte dal ministro dell'Industria dell'epoca, Robert Lacoste. La repressione fu terribile: esercito e polizia spararono sui manifestanti, uccidendone sei. Molti furono arrestati e poi condannati per quelle proteste. Nel giro di pochi giorni, i minatori, spesso giovani padri di famiglia, furono costretti ad abbandonare le loro case: «Abbiamo avuto 48 ore di tempo per andarcene», racconta Simone Carbonnier, vedova di Georges, uno dei leader della protesta, portata avanti fino alla tardiva vittoria, da 17 «gueules noires».
Soltanto nel 1981, il presidente socialista Francois Mitterrand, appena eletto, decise di concedere l'amnistia ai minatori. Norbert Gilmez, 89 anni, ricorda: «Prima concessero l'amnistia a quelli che avevano cercato di uccidere De Gaulle, ma non ai minatori. Eravamo stati catalogati come cattivi francesi». Nel 2005, per i «manifestanti del 1948» arrivò un altro riconoscimento, l'indennizzo per alloggio e riscaldamento di cui erano stati privati.
Dopo un'infinita serie di appelli, soltanto oggi la Francia ha risarcito i minatori o i loro eredi: «Il tribunale ha avuto il coraggio di affermare che questi licenziamenti sono stati discriminatori e di non applicare la prescrizione», ha commentato uno dei quattro avvocati delle parti lese, Slim Ben Achour. «Le famiglie sono molto felici - aggiunge, precisando che la sentenza non è stata ancora notificata, ma soltanto consultata dai legali - e ancora più di loro i pochi minatori ancora in vita che abbiamo informato». Il tribunale, ha spiegato il legale, ha ritenuto che le rotture dei contratti di lavoro sono avvenute proprio per lo sciopero, «un diritto protetto dalla Costituzione del 1946, due anni prima dei fatti».
«Si tratta di una vittoria enorme - si rallegra l'avvocato - perchè il campo delle possibilità si allarga adesso in modo considerevole» quanto al riconoscimento di discriminazione. In particolare, «è la rivelazione dei fatti che consente alla persona di avviare una procedura in tribunale, anche 60 anni dopo. È straordinario».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.