Il motociclismo era il più tremendo degli sport motoristici. Il progresso, la sicurezza globale, la contesa serrata, in una illusoria equità tecnica, hanno fatto dimenticare questo assioma. Soprattutto i giovani d'oggi non se ne rendono conto. Al contrario, ne erano perfettamente coscienti le generazioni precedenti. Il mio esordio professionale, quasi da ragazzo, ancora studente, è avvenuto, nel grande motociclismo di oltre sessant'anni fa, in seguito ad una passione travolgente e sotto l'ala di un campione ammirevole, Enrico Lorenzetti, che mi ricordava l'assioma ogni due parole. Vado al Bremgarten e muore Omobomo Tenni, il più celebrato fuoriclasse della Moto Guzzi. Quattro mesi dopo, si inaugura la pista di Monza, ricostruita in seguito alla distruzione bellica; ci vado pervaso da enorme entusiasmo e vengo raggelato dalla mortale caduta di una giovane promessa, Giovanni Moretti, figlio di quel Primo Moretti che tanto ha brillato nell'anteguerra.
Credete, quell'assioma, con tutte le vicende successive e con il passaggio alla Formula 1, è sempre rimasto vivo. Oggi accentuato - e temuto - proprio da quei fenomeni tecnici che sembrano rendere invulnerabili o invincibili gli eroi del motorismo. Tutti schierati contro l'elettronica: il povero Marco Simoncelli, combattente generoso oltre ogni limite, tradito dal "traction control"? Possibile, come il giapponese Kato, pochi anni or sono. Tuttavia, quello è stato un incidente chiarissimo, che ha fatto la prima, grande vittima dell'elettronica. La dinamica della tragedia attuale è ben diversa. Personalmente, sono sempre portato ad esaminare la componente-pneumatici, tecnicamente la più significativa. E la prima constatazione è che tutti i concorrenti sono partiti con le gomme posteriori "medium"; due soli con le "hard", lo sventurato Simoncelli e De Puniet, pur meglio equilibrati con le "super hard" anteriori. Altra constatazione è che il nostro ragazzo è stato disarcionato dalla moto. Ha osato all'inverosimile, come era nel suo stile e nella sua dirompente ansia di affermazione. Si è gettato all'interno, nella creazione del baricentro più favorevole alla moderna curvatura, il braccio a sfiorare l'asfalto. La traiettoria della moto, così diversa dall'aspettativa, può richiamare anche gli effetti del "traction control". Ma questo magico dispositivo elettronico è concepito per la motricità, tarato per l'esuberanza di questi super-motori. A che servono tanti cavalli, se manca uno strumento per il loro sfruttamento?
Quel che ho già criticato, in tema di gomme, è l'esasperazione nella ricerca di prestazioni avanzatissime. Anche quando non ce n'è bisogno, fuori dalla diretta contesa fra due o più fabbricanti. Sono arrivato ad affermare che certe spregiudicate sperimentazioni sono condannabili sulle quattro ruote, ma sono immorali sulle due ruote, dove c'è un pilota che cade. Incredibili angoli di deriva, altissima aderenza, ma crolli improvvisi. Temperature, "grip", degradi un tempo sconosciuti.
L'ultimo grande nello sfruttamento delle risorse delle gomme, prima di Valentino Rossi, è stato Mick Doohan: ricordate le sue fantastiche rimonte ed i suoi finali trionfali? Come mai non sono più possibili, nemmeno al grande campione, che, anzi, ne è danneggiato? C'è molto da rivedere in ambito tecnico. Gli immani sacrifici di piloti amati come Kato e Simoncelli lo pretendono. Con urgenza.
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