Pierangelo Maurizio
Niente condoni, perché come dice il premier Romano Prodi «sono immorali». Così, al posto del condono, il governo Prodi si prepara a confezionare un mega-dono di Natale alle aziende agricole che hanno accumulato contributi previdenziali non versati all'Inps per 6 miliardi di euro, un quarto di una Finanziaria normale (non di quella turbo targata Padoa-Schioppa). Non è tutto. Le due banche, non certo ostili al centrosinistra, la Unicredit e la Deutsche Bank, che si sono offerte di rilevare il credito ricaveranno dall'operazione tra i mille e i 1.300 milioni di euro. L'Inps poche briciole, e rinuncerà a ogni pretesa. Il tutto a spese delle aziende in regola e della fiscalità generale, cioè di tutti i contribuenti.
La storia è andata così. Il 13 ottobre il «contratto preliminare di vendita dei crediti» è stato firmato tra la Scci (Società per la cartolarizzazione dei crediti dell'Inps) e le due banche. L'accordo è «tarato» sulla prospettiva che le due banche raggiungano un monte-crediti ristrutturati - cioè con accordi di transazione con i creditori - per 1.800 milioni di euro. In cambio verseranno alla Scci circa 500 milioni: meno del 10% dei 6 miliardi che l'Istituto di previdenza avrebbe dovuto incassare. Se invece il recupero crediti arriverà alla cifra - assolutamente irrealistica - compresa tra i 5 e i 5,9 miliardi, alla Scci andrà la somma massima di un miliardo di euro.
Solo in un momento successivo, a pagamento del debito effettuato, alla Scci oltre al «minimo» dei 500 milioni sarà corrisposta anche una cifra tra i 200 e i 300 milioni. Che parte di questi 800 milioni tornerà allInps, è ancora tutto da chiarire. Quanto agli evasori verseranno alle banche il 22% della somma dovuta, oppure tra il 29 e il 39% dei contributi arretrati nel caso in cui optino per la rateizzazione del pagamento (in comode rate per dieci anni).
Nel precedente governo il ministro Gianni Alemanno aveva tentato, seppure storcendo il naso, di predisporre una legge per il condono e trovare così una soluzione, appunto, legale. Ma la cosa naufragò a causa dell'opposizione ferrea della ragioneria centrale dati i costi che il condono avrebbe comportato comunque per lo Stato. Ora il governo Prodi ha trovato un escamotage e senza bisogno di una legge. L'intera operazione viene fatta passare come uno «scambio» tra soggetti privati, quali giuridicamente sono la Scci e i due istituti di credito.
È un grosso regalo prima di tutto alla criminalità. Dal '98 al 31 dicembre 2004 sono stati accumulati in totale 6 miliardi di contributi evasi (per il 74% da aziende e per il 24% da coltivatori diretti). Ma con una differenza sostanziale. Il grosso del gettito contributivo in agricoltura viene dal Nord che, con le sue aziende redditizie e avanzate, paga regolarmente; al Sud in prevalenza pagano le aziende forestali, cioè lo Stato. Il 65% della morosità - dati ufficiali - si concentra in queste quattro regioni: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Secondo l'Inps qui un'azienda su due non paga i contributi. Combinazione, sono anche le regioni in cui è maggiore l'infiltrazione delle organizzazioni criminali nel settore. Qui c'è anche il record dei lavoratori agricoli «disoccupati» e delle false «maternità» pagati dall'Inps.
Sulla «vendita» dei contributi arretrati alle banche ci sono comunque ancora diversi nodi da sciogliere. Come sia possibile ad esempio che crediti pubblici diventino oggetto di scambio tra soggetti privati - Scci e istituti bancari - è una questione ancora tutta da capire. Ma non basta.
pierangelo.maurizio@alice.it
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