Il governo verso l'autogol con il «bonus» facciate

La misura penalizzerà gli incentivi per l'ambiente e quelli per la sicurezza in caso di terremoti

Andrea Farinacci

Il bonus facciate previsto dal decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio rappresenta un'opportunità, ma anche un problema. L'opportunità è nella possibilità di detrarre fino al 90% delle spese sostenute per un intervento di riqualificazione finalizzata all'abbellimento delle facciate, spalmandole come prassi su un arco temporale di dieci anni.

Il problema nasce se si pensa alla misura così com'è strutturata. Dall'altra parte, infatti, c'è l'ecobonus per le ristrutturazioni che, per l'involucro edilizio (e quindi, di nuovo, soprattutto le facciate), concede una detrazione tra il 70 e il 75% (incrementabile all'80% se accompagnato da interventi per la sicurezza sismica), in funzione del livello di efficienza energetica raggiunta. In mezzo ci sono i proprietari e i condomini che decidono che è ora di dare una rinfrescata alla facciata rabberciata del loro edificio e, legittimamente dal loro punto di vista, contano di spendere il meno possibile e di sfruttare le migliori opportunità che il mercato offre in quel momento.

È ovvio che il 90% sia più attraente del 70% e, quindi, è concreto il rischio che il bonus facciate finisca con l'«ammazzare» l'ecobonus. In questo caso, a «perdere» - perché meno appetibili sarebbero gli investimenti più necessari per la sicurezza sismica e la riduzione dei consumi energetici. Ma a perdere sarebbe la filiera legata alle riqualificazioni che solo nel 2018, secondo i dati del Cresme, ha raggiunto un valore di oltre 28,5 miliardi di euro con un impatto notevole anche dal punto di vista occupazionale.

L'intervento sulla facciata è una di quelle manutenzioni importanti che, mediamente, un condominio affronta ogni 30 o 40 anni. Ne consegue che se si migliora una facciata per prendere la detrazione più alta senza occuparsi degli aspetti di sicurezza sismica e di risparmio energetico, ci sono buone probabilità che, a meno di terremoti, sui muri di quell'edificio non si farà più nulla per decine di anni. La casa avrà la facciata abbellita, ma sprecherà energia e, di conseguenza, inquinerà l'aria per riscaldare le abitazioni, da oggi fino ad oltre la metà del nostro secolo.

«Così com'è il provvedimento è sbagliato, danneggia gli investimenti delle imprese, dà un messaggio sbagliato ai cittadini ed entra in conflitto con le misure per ridurre l'inquinamento urbano e le emissioni di gas serra: l'isolamento delle facciate è l'intervento più efficace per ridurre i consumi energetici legati alla climatizzazione degli edifici», hanno dichiarato le organizzazioni che hanno scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Tra queste Legambiente e Kyoto Club, insieme ai principali network e associazioni di imprese, di costruzioni e componenti, che in questi anni si sono impegnati per far crescere la consapevolezza della importanza degli interventi che, isolando l'involucro degli edifici, permettono di abbattere fino a due terzi delle spese energetiche e delle connesse emissioni: Renovate Italy, Gbc Italia, Anit.

La richiesta delle associazioni è che l'articolo sul bonus facciate sia modificato, prevedendo che per tutti gli interventi, ad esclusione ovviamente degli immobili vincolati come beni culturali, sia introdotto un obbligo di rispetto dei requisiti di coibentazione richiesti per l'ecobonus. «Si può, e si deve, cogliere l'opportunità del rinnovo facciate per ottenere benefici in termini di efficienza energetica degli edifici», proseguono le organizzazioni aggiungendo che «il risultato sarà identico, in termini estetici, ma nel frattempo si sarà fatto anche qualcosa di davvero importante, sia per il benessere abitativo e la sicurezza di chi, in quegli edifici, ci vive, sia per accelerare sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni atmosferiche, di cui il settore civile è la fonte principale».

Purtroppo, concludono gli estensori del documento, «sulla sfida della messa in efficienza energetica degli edifici siamo in tremendo ritardo, è urgente abbattere le emissioni che alzano la febbre del pianeta e ammorbano l'aria delle nostre città: occorre una convergenza di sforzi, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un provvedimento che coniuga una riduzione di entrate fiscali con la creazione di un ostacolo in più».

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