Aiutati che Dio ti aiuta. E così, non giungendo una mano concreta dall'Ue, l'Italia si è rimboccata le maniche. Olio di gomito e idee per tentare di arginare il fenomeno migratorio illegale che ha registrato un'impennata nel 2023, con l'approdo finora di circa 65mila migranti a fronte dei 27.633 dell'anno prima, il governo è sceso in campo per ridurre i tempi di permanenza dei migranti che non hanno diritto a stare sul territorio, ma che fino a oggi vi sono rimasti per lungaggini burocratiche e per l'impossibilità di rimandarli indietro. Perché molti Paesi non li rivogliono più. Ci sono accordi con la Tunisia, che al momento, però, rimpatria solo 80 migranti a settimana, cifra che il governo vorrebbe intensificare visto l'alto numero di tunisini approdati, con la Costa d'Avorio, anche se di fatto ancora non sono stati messi in atto malgrado i migranti provenienti da qui rappresentino la maggior parte degli sbarcati. Altra buona fetta di chi sbarca è rappresentata dagli egiziani, ma, dopo il caso Regeni, ci sono problemi diplomatici con l'Egitto, e con altri Paesi non ci sono accordi. E così i rimpatri l'anno scorso si sono fermati a poco più di 3mila. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si è intestato la battaglia di cambiare le cose, mettendo in pratica quanto previsto nel decreto Cutro, approvato dagli accordi di Lussemburgo dai Paesi Ue eccetto Ungheria e Polonia, e cioè percorsi separati, aree di trattenimento già allo sbarco e procedure velocizzate per vagliare le istanze dei migranti provenienti dai Paesi cosiddetti sicuri, quelli cioè con scarsissime possibilità di restare legalmente in Italia, in primis Tunisia e Costa d'Avorio. Come farlo? Si vogliono creare negli hotspot delle regioni più flagellate dall'immigrazione illegale (Sicilia e Calabria) centri di trattenimento in cui esaminare in breve tempo le domande di protezione. In queste aree i destinatari delle procedure saranno trattenuti fino alla definizione del procedimento che deve avvenire entro 7 giorni dalla presentazione della domanda. Se sarà rigettata, scatterà il rimpatrio in accordo con il Paese di provenienza, mentre fino a oggi il ricorso bloccava l'espulsione. Il prefetto Valerio Valenti sta individuando le aree per i migranti dei Paesi sicuri negli hotspot di Pozzallo, Messina, Taranto, Crotone, mentre Lampedusa dovrebbe essere bypassata per i troppi approdi. Ci saranno centri anche in Friuli Venezia Giulia, in Liguria e in Piemonte. Da fonti del Viminale si apprende che in uno di questi centri la sperimentazione sarà avviata entro poche settimane, inizialmente con 100 posti disponibili. Sul piano c'è già stata una riunione operativa tra Piantedosi e il ministro alla Giustizia, Carlo Nordio, non solo per intercettare le strutture per i migranti da rimpatriare, ma anche per le modalità di potenziamento della macchina che ruota attorno ai rimpatri: uomini e mezzi per le identificazioni e valutazione delle richieste e giudici di pace per i ricorsi.
Servono ovviamente i fondi per rimpatri che ogni anno ci costano 10 milioni di euro per rimpatriare meno di 5mila persone. Nel frattempo gli sbarchi continuano. A Lampedusa in 48 ore sono arrivati oltre 4mila migranti, ieri 182, e 36 sono approdati autonomamente a Cala Madonna.
Venerdì ne erano arrivati 565 e l'hotspot ha toccato quota 2.328 ospiti malgrado i 1400 trasferimenti di venerdì e ieri mille. In azione la Ocean Viking approdata a Bari con 86 persone, la Mare-Go diretta a Trapani con 41 migranti e la Humanity 1 a Ortona con 36.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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