Il gran rifiuto e i piagnoni di professione

Sono i censurati immaginari, i perseguitati per finta, le false vittime e i veri vittimisti

Il gran rifiuto e i piagnoni di professione

Sono i censurati immaginari, i perseguitati per finta, le false vittime e i veri vittimisti. Avanzano a schiere, da quando il centrodestra non solo governa ma addirittura mostra un timido interesse per la cultura. Sanremo? Amadeus dice che se gli chiederanno di andarsene sarà per colpa delle sue idee, non si sa quali, onestamente. Roberto Saviano? Insulta Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ma finge di essere perseguitato dal potere per le sue idee, non si sa quali, visto che è stato denunciato per un «bastardi» di troppo e non per chissà quale ragionamento. Fedez si lamenta del bavaglio in Rai al Concertone del 1° maggio: e allora perché Viale Mazzini si prodiga per subappaltargli il Festival? La vicenda del Salone del libro di Torino, che non riesce a nominare un direttore, è così grottesca da sembrare irreale. La sinistra ha il cento per cento dei candidati, la maggioranza di voti, nessun obbligo verso il Ministero, che si limita a sganciare tra i 230mila e i 250mila euro in cambio di nulla. Eppure il vincitore annunciato, lo scrittore Paolo Giordano, ritira la candidatura deprecando le ingerenze della politica. Peccato siano inesistenti, come potete leggere qui accanto. La vera storia è molto più piccola e triste. Giordano è stato bruciato dai suoi amici, che lo davano per sicuro vincitore con un concorso ancora in ballo, anzi, neppure iniziato. Tutto qua. Si era comunque trovata la soluzione. Giordano accettava la co-direzione di Elena Loewenthal, nel comitato editoriale entravano tre nomi del centrodestra. Fine. Invece crolla tutto, perché a Giordano, che non ha nessuna esperienza nel campo, pare comunque brutta la coabitazione. I politici del centrosinistra decidono di cavalcare la vicenda, rendendosi ridicoli. Ancora una volta tocca assistere a un deprimente spettacolo: i veri lottizzatori che denunciano la lottizzazione altrui.

E poi ci sono i rivoluzionari con la pensione, gli indignati un tanto al chilo d'oro, i moralisti della domenica, gli eterni perseguitati da nessuno, i giullari fedeli alla linea, i contestatori del libero mercato con il codice a barre stampato in fronte, i fustigatori di indifesi o indifendibili, gli scrittori più impiegati che impegnati, gli oppositori finanziati dal «regime» che denunciano. Decenni di faziosità e terrorismo culturale hanno prodotto lo show tragicomico al quale stiamo assistendo.

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