Green bond, prospettive glocal e sostenibili. Iren con l'hashtag #DiamoFormaAlDomani entra tra i protagonisti della transizione energetica italiana con un nuovo piano industriale che ne rivoluziona obiettivi e priorità. La nuova linea strategica decisa dall'ad Gianni Vittorio Armani apre il gruppo alle rinnovabili nel suo complesso, attività che andrà ad affiancarsi allo storico business della produzione di energia idroelettrica. Per l'utility nata dalla fusione tra Iride ed Enìa, decarbonizzazione, territorialità e alta qualità del servizio saranno i nuovi driver aziendali. In sella da maggio, Armani un passato nel settore energetico, da Terna ad A2a sa però che per «mettere a terra» i progetti bisogna saper spendere e ha fatto proprio degli investimenti (verdi) il suo biglietto da visita.
Quali sono gli aspetti del piano che definiscono la sua linea?
«La decarbonizzazione, senza dubbio. L'azienda necessitava di una nuova strategia sulle rinnovabili e sulla gestione della CO2, quindi abbiamo puntato a un percorso nuovo dimezzando la nostra incidenza emissiva. Questo ha attivato una serie di investimenti necessari, per uno sviluppo che andasse oltre l'idroelettrico. Iren rimane il più grande distributore di calore con la rete di teleriscaldamento, è fondamentale partire da questa peculiarità per sviluppare le rinnovabili».
Con una precisa road map.
«Iren opera su un territorio molto esteso (Liguria, Piemonte Emilia e Toscana, più presenze sparse in altre regioni, ndr) e come primo obiettivo puntiamo a generare valore divenendo eccellenti nei nostri territori. Vogliamo poi farci carico di un nuovo ruolo. La Pa ha dimostrato in passato difficoltà a concretizzare i finanziamenti che le vengono messi a disposizione, spesso per carenze di risorse o per deficit organizzativi. Noi possiamo offrire soluzioni, facendoci carico anche di nuovi impegni per dare risposte alle esigenze territoriali: dal dissesto idrogeologico, all'edilizia scolastica, ai parcheggi nelle nostre città. Abbiamo competenze e robustezza finanziaria per mettere a terra gli investimenti, e dare così un reale contributo alla crescita del Paese».
Da qui la scelta di tenere a freno i dividendi?
«Tutt'altro. Iren negli ultimi anni ha promosso una politica dei dividendi che ha remunerato con soddisfazione gli azionisti. Continueremo a farlo confermando una crescita dei dividendi di 10% all'anno. Ora tuttavia la priorità è rimettere in movimento al 100% l'azienda, che la pandemia ha un po' rallentato, rilanciando gli investimenti».
Cosa vi distinguerà sul mercato?
«Una società così radicata sui territori come la nostra non può avere una qualità media del servizio. Una multiutility deve avere un servizio eccellente, l'aspettativa qualitativa da parte dei clienti è elevata e non va delusa. Il confronto per Iren deve essere con Google e Amazon in termini di qualità, non più con il piccolo ente o soggetto locale».
Non vi spaventa l'elevata competizione?
«Crea stimolo a migliorare. E c'è così tanto da fare che c'è spazio per tutti. Sicuramente poi sarà possibile collaborare con gli altri grandi player su business specifici o gare».
Pensate di seguire una strada simile a quella di Eni che sta per quotare la divisione green?
«No, non credo nella doppia quotazione per gli azionisti. Piuttosto prevediamo la possibilità su alcune linee di business di avere partner finanziari esterni e investitori professionali (fondi) con noi su rinnovabili e rete gas. Per finanziarci faremo anche altri green bond».
Sul tema delle bollette quale sarebbe per lei la soluzione e cosa pensa delle decisioni prese?
«Il Governo ha già agito nell'unico modo possibile.
Ma è come fermare l'acqua con le mani, l'evoluzione dei prezzi va oltre il controllo di un Governo. Si tratta di un momento, il gas sarà surclassato nel tempo dalle rinnovabili, bisogna quindi accelerare il passaggio con un piano strutturato che accompagni il Paese in questa transizione».
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