Le Guardie svizzere si mettono in mostra

In occasione del 500° anniversario della fondazione del corpo che vigila sulla sicurezza dei papi, un’esposizione ne racconta la storia, le curiosità e le virtù

Silvia Castello

Erano i migliori soldati del Rinascimento. Senza cavalli e con poca artiglieria, avevano inventato una tattica di movimento superiore a tutte le altre. Erano come delle muraglie semoventi, irte di ferro e impenetrabili. II 22 gennaio 1506, è la data di nascita ufficiale della Guardia svizzera pontificia, giorno in cui 150 svizzeri al comando del capitano Kaspar von Silenen, attraversarono Porta del Popolo ed entrarono per la prima volta in Vaticano, accolti da Giulio II come «difensori della libertà della Chiesa».
Quella elvetica è l'unica guardia, (a parte il Corpo di vigilanza dello Stato della Città del Vaticano che è composto da italiani), a essere sopravvissuta alla riforma di Paolo VI. Papa Montini, infatti, nel 1970 abolì i corpi armati pontifici e il 20 gennaio del 1971 affidò agli svizzeri la custodia esclusiva del Palazzo apostolico. Oggi gli attuali compiti della Guardia vanno dalla sorveglianza degli ingressi del Vaticano ai servizi di sicurezza e d’onore durante le funzioni religiose e gli incontri diplomatici del Papa.
Fino al 30 luglio, un’esposizione consentirà al pubblico di conoscere la storia del più antico e piccolo corpo d’armata del mondo. «La Guardia Svizzera Pontificia. 500 anni di storia, arte, vita» a cura di Giovanni Morello, presenta nelle sale espositive del Braccio di Carlo Magno in san Pietro, un percorso ricco di documenti e opere provenienti da importanti musei. Fra le centinaia di oggetti esposti si trovano anche la spada con lo stemma di Giulio II e la Bolla che il Pontefice inviò alla Confoederatis Superioris Allemanniae per il reclutamento delle guardie. Seguono antiche miniature, i cui titoli raccontano l’ingresso degli Svizzeri a Roma e la loro vita, come: «Il Trionfo di Giulio II con Kaspar von Silenen»; «Giulio II accoglie la Guardia Svizzera a Roma»; «Festa in Campidoglio per il "Possesso" di Alessandro VII»; del Piranesi «L’apparato berniniano per le Quarantore in Vaticano»; «Corteo con Pio IX che scende dalla Scala Regia»; «Gregorio XVI in carrozza». È documentata anche la battaglia, passata alla storia come il Sacco di Roma - che vide le guardie nell’estremo sacrificio di dare la vita per il pontefice - con l’opera di Giuseppe Rivaroli: «La difesa degli Svizzeri nel Sacco di Roma» (1927). Era il 6 maggio 1527, e da allora, ogni anno in questo stesso giorno le reclute fanno solennemente il loro giuramento nel suggestivo cortile di S. Damaso.
Nella sezione numismatica, si trovano poi, le medaglie realizzate da Benvenuto Cellini: la Medaglia commemorativa della Pace di Cambrai e la Moneta d’oro di Clemente VII con «Ecce Homo».
Per la ritrattistica, è da notare la tela che ritrae il giovane «Pietro Banchieri Rospigliosi vestito da Guardia Svizzera» (1667-1669). Provenienti dall’armeria e dagli archivi della Guardia svizzera pontificia e per la prima volta in esposizione, sono visibili anche i ritratti di tutti i comandanti succedutisi nei cinque secoli. La sezione finale documenta invece l’evoluzione delle divise, con i colori tradizionali dei Medici, blu, rosso e giallo.


Seguono poi le armi e armature storiche e contemporanee, come le spade a due mani fiammeggianti del 1584, usate per l’accompagnamento del pontefice sulla Sedia Gestatoria nelle cerimonie solenni - fino a Paolo VI - oggi utilizzate per scortare le bandiere del Corpo e della Città del Vaticano.

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