La guerra riporta in sala un grande James Franco

"Hey Joe" riflette sulle conseguenze dei conflitti. Li combattono gli uomini ma colpiscono donne e bimbi

La guerra riporta in sala un grande James Franco
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Inizia con un lungo e bellissimo flashback nel 1944, con i soldati americani tra le macerie quasi fumanti di una Napoli bombardata, Hey Joe, il nuovo film di Claudio Giovannesi (La paranza dei bambini) presentato alla 19a Festa del Cinema di Roma e dal 28 novembre al cinema. La sceneggiatura, scritta dallo stesso regista con Maurizio Braucci e Massimo Gaudioso, subito dopo si sposta all'inizio degli anni '70 in New Jersey. Qui il personaggio di Dean Barry, un veterano americano con uno stress post traumatico di ben tre guerre, interpretato da un immenso James Franco, riceve una lettera non recapitata da decenni in cui viene a sapere che la donna con cui ha avuto una fugace relazione 25 anni prima a Napoli è morta e gli ha lasciato un figlio di nome Enzo. Non ci penserà due volte per decidere di tornare in Italia per conoscerlo. «Credo che spiega l'attore e regista James Franco per quanto uno sia caduto in disgrazia o sia vecchio c'è sempre l'opportunità di cambiare la propria vita aiutando qualcuno».

Il piccolo particolare però è che il figlio (interpretato da Francesco Di Napoli) ormai è un uomo, è cresciuto nella malavita è stato adottato da un boss del contrabbando e non ha nessun interesse per il padre forestiero.

Dean Barry, in questo peregrinare per le vie di Napoli, letteralmente pedinato dalla macchina da presa, incontra anche il personaggio di Bambi, una entraîneuse truffaldina interpretata da una nuova promessa del nostro cinema, Giulia Ercolini, che alla fine lo aiuterà in questa ottica di cambiamento della sua vita.

«È la prima volta racconta il regista Claudio Giovannesi che giro un film ambientato in un'altra epoca, anzi in due.

Da subito mi sono chiesto: che connessione ha con l'oggi? La risposta è che tutti i personaggi sono una conseguenza della guerra, la stessa che, in questi giorni, stiamo vivendo anche se con meno empatia dei nostri padri e nonni perché la vediamo in tv. Il discorso però è sempre lo stesso: la guerra è fatta dagli uomini ma le conseguenze ricadono sulle donne e sui bambini».

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