
È un "ni" quello che per ora giunge dal Cremlino circa la proposta di tregua temporanea all'interno della guerra in Ucraina. Un'ambiguità che ora rischia di incrinare la sponda trovata in Washington oltre che il placet di Volododymyr Zelensky nell'accettare uno stop temporaneo al fuoco per poter procedere con i negoziati.
Non si tratta di una chiusura totale, sebbene i rumors da Mosca nella giornata di ieri sembravano propendere per questa tesi: "L'idea in sé è corretta e certamente la sosteniamo", ha detto Vladimir Putin in una conferenza stampa a Mosca. "Ma ci sono questioni che dobbiamo discutere, e penso che dovremmo parlarne con i nostri colleghi e partner americani e, forse, avere una conversazione con il presidente Trump per discuterne con lui". Il leader russo, infatti, sembra voler fare pressing su almeno 5 nodi fondamentali.
1. No all'adesione dell'Ucraina alla NATO
Mosca esige una garanzia che Kiev non entri nell'Alleanza Atlantica, considerata una minaccia alla sicurezza russa. Il Cremlino seguita a bollare l'espansione della NATO verso est come una violazione delle promesse fatte negli anni Novanta e ritiene essenziale che Kiev rimanga neutrale, sul modello di Austria o Finlandia durante la Guerra Fredda. L'Ucraina, tuttavia, considera ancora l'ingresso nella NATO fondamentale per la propria sicurezza, mentre l'Occidente, sotto l'amministrazione Biden, ha sostenuto questo diritto. In questo Mosca spalanca una porta aperta con Trump alla Casa Bianca, considerando le ultime affermazioni del presidente Usa sul futuro dell'Alleanza. Se l'Occidente accettasse, nero su bianco, di escludere l'Ucraina dalla NATO, la Russia potrebbe considerarlo un successo diplomatico di primo piano e avviare negoziati più ampi a stretto giro.
2. Cessione territoriale allargata
La Russia chiede il riconoscimento ufficiale dell'annessione di Crimea, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, considerate ormai "regioni della Federazione Russa". Mosca considera questi territori parte integrante del proprio territorio, avendoli formalmente inseriti nella propria Costituzione dopo i referendum, non riconosciuti dalla comunità internazionale. L'Ucraina, invece, rifiuta qualsiasi concessione territoriale, sostenendo che la sovranità su queste aree sia non negoziabile. L'Occidente ha finora appoggiato la posizione di Kiev, ma il cambio di approccio, specialmente da parte dell’amministrazione Trump, ora preme su Zelensky affinché valuti compromessi su quello che fino a pochi mesi fa sembrava un punto imprescindibile, ovvero l'integrità territoriale ucraina, "promessa" a Zelensky in diversi consessi internazionali.
3. Controllo sulla tregua
Putin solleva dubbi su chi debba ordinare e monitorare il cessate-il-fuoco su una linea del fronte di 2.000 km. Il Cremlino ha sottolineato la necessità di controllare eventuali violazioni della tregua e ha affermato che la Russia vuole garanzie che l'Ucraina non utilizzi la pausa nei combattimenti per riarmarsi e continuare la mobilitazione. "Concordiamo con la proposta di fermare i combattimenti, ma partiamo dal presupposto che il cessate il fuoco dovrebbe portare a una pace duratura e risolvere le cause alla radice della crisi", ha detto Putin.
Non solo, ma il leader russo ha aggiunto che, andando avanti, "è necessario pensare a creare una zona di sicurezza lungo il confine di stato", un segnale che Mosca potrebbe provare ad espandere i suoi guadagni territoriali catturando parti della vicina regione di Sumy. Tale idea potrebbe complicare un accordo di pace.
4. Stop alla mobilitazione ucraina
Mosca teme che Kiev possa sfruttare la tregua per rafforzare le proprie truppe con nuove reclute e rifornimenti militari. I timori, adesso, riguardano la regione del Kursk, teatro dell'onffensiva ucraina della scorsa estate che l'establishment di Kiev vorrebbe utilizzare come leva negoziale. Putin ha dichiarato che sembra che gli Stati Uniti abbiano persuaso l'Ucraina ad accettare la tregua e che Kiev sia interessata a causa della situazione sul campo di battaglia, in particolare nel Kursk. Riferendosi alle truppe ucraine nell'area, Putin si è chiesto cosa accadrebbe loro se il cessate-il-fuoco entrasse in vigore: "Tutti coloro che sono lì se ne andranno senza combattere? O la leadership ucraina ordinerà loro di deporre le armi e arrendersi?".
Dati i recenti progressi russi, Putin non sembra, tuttavia, interessato a ordinare alle sue forze di deporre le armi: l'iconografia della visita di mercoledì, fra i suoi soldati a Kursk, indossando l'uniforme militare, parla da sè. In quell'occasione, Putin ha detto che si aspetta che i militari "liberino completamente la regione di Kursk dal nemico nel prossimo futuro".
5. Accordo su una pace "duratura"
Secondo Putin, il cessate-il-fuoco proposto è troppo breve e non risolve le "cause di fondo" del conflitto, quindi servono garanzie più ampie per una stabilità a lungo termine. Secondo i media russi, Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera del Cremlino, dopo l'incontro di giovedì con il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Mike Waltz, che si trovava a Mosca con Witkoff, ha dichiarato che la proposta degli Stati Uniti non tiene conto della posizione della Russia e dovrà essere rielaborata. "Il documento, mi sembra, ha un carattere frettoloso", ha detto Ushakov, secondo l'agenzia di stampa statale russa RIA. "Sarà necessario lavorare, pensare e tenere conto anche della nostra posizione. Delinea solo l'approccio ucraino".
Il Cremlino ha ripetutamente escluso di accettare qualsiasi accordo che preveda lo spiegamento di forze occidentali in Ucraina per contribuire a mantenere la pace, cosa che molte nazioni europee seguitano a considerare necessaria, sebbene solo Gran Bretagna e Francia abbiano manifestato la loro disponibilità a farlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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