L'ansia di Kiev per il conflitto: "Se ci abbandonate, aiutate la Russia"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vuole rassicurare l'Occidente, ma la controffensiva procede troppo lentamente. E su Trump: "Non sosterrà mai Vladimir Putin"

L'ansia di Kiev per il conflitto: "Se ci abbandonate, aiutate la Russia"
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La guerra in Ucraina procede a rilento. Ne è consapevole Volodymyr Zelensky, intervenuto alla conferenza Yes (Yalta european strategy) tenutasi a Kiev domenica 10 settembre: “Lo ammettiamo, tutti i processi si complicano e rallentano”. Afferma che alcuni partner hanno chiesto come prosegue la controffensiva e sferra un affondo all’Occidente: “La mia risposta è che oggi i nostri passi sono sicuramente più veloci dei nuovi pacchetti di sanzioni”.

Il presidente ucraino ribadisce l’importanza della fornitura di armi e attrezzature specifiche come missili a lungo raggio e caccia moderni, l’unico modo per sbloccare la situazione sul campo. Si comincia a fare strada, infatti, lo spettro di una guerra lunga. “Non voglio pensarci, ma devo essere pronto, la mia squadra deve esserlo ed emotivamente lo sono”, confida il leader ucraino in un’intervista al The Economist. Il problema, secondo Zelensky, è la risolutezza degli alleati: “Quando dicono che saranno sempre dalla nostra parte, io vedo che non sono veramente qui, con noi”. Un contrasto palese di atmosfera e toni con il settembre del 2022, quando in tutta la parte del mondo pro-Ucraina gli smartphone continuavano a squillare, con notifiche sugli aggiornamenti dell’avanzata di Kiev nella regione di Kharkiv.

Oggi, l’euforia è sostituita da toni misurati. In tre mesi, la tanto anticipata controffensiva ucraina ha incontrato una resistenza maggiore del previsto. I guadagni territoriali sono pochi, ma ogni metro di terra riconquistato è fondamentale per mantenere alto il morale delle truppe e del popolo. “La guerra non finirà domani, né tantomeno dopodomani”, afferma il presidente Zelensky, evidenziando il fatto che la Russia sta subendo pesanti perdite nella regione di Zaporizhzhia e che “se continuiamo a spingere verso sud, scapperanno”.

I progressi lenti, però, spaventano gli alleati occidentali e il leader ucraino è ben conscio del fatto che lo sforzo bellico del suo Paese dipende dagli aiuti provenienti da Nato e Unione europea: “Una loro riduzione porterebbe solo ad un prolungamento del conflitto. Se non siete con noi, siete con la Russia. Se i partner non ci aiutano, favoriscono la vittoria di Mosca”. Zelensky avverte anche che non vi è modo di sapere come reagiranno i milioni di rifugiati ucraini in Europa se il loro Paese dovesse essere abbandonato. “Fino ad ora si sono comportati bene e sono grati per l’aiuto, ma non sarà una bella storia se queste persone saranno messe all’angolo”. Nondimeno, il leader di Kiev è preoccupato per eventuali distacchi dal blocco del “as long as it takes”. In molti Stati che sostengono l’Ucraina si stanno avvicinando le elezioni e i pochi risultati ottenuti nelle operazioni militari potrebbero condizionare le linee politiche dei nuovi governi. Zelensky confida nell’opinione pubblica europea e la ritiene la migliore arma per influenzare i leader alleato: “Le persone leggono, discutono, prendono posizione e fanno sentire la propria voce. Non perdoneranno i loro capi se dovessero perdere l’Ucraina”.

Rimane il nodo Stati Uniti. Molti osservatori a Washington sono preoccupati da un possibile ritorno di Donald Trump, ma Zelensky è adamantino: “Non supporterà mai Vladimir Putin. Non è quello che farebbero gli americani forti”. Si augura anche che, nel caso di un secondo mandato, Joe Biden prosegua con la sua attuale linea in fatto di forniture militari, per evitare una replica dell’Afghanistan, e che l’Europa intavoli le trattative per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione già nel 2024: “Aiuterebbe molto il morale del popolo”.

Colloqui di pace ad oggi non sono una possibilità. Sarebbe solo un compromesso con la Russia che congelerebbe il conflitto, dando a Mosca la possibilità di riarmarsi e riprendere i combattimenti in futuro. “L’errore non è tentare la via della diplomazia, ma negoziare con Putin. Lui tratta solo con sé stesso”.

L’Ucraina, però, si avvicina sempre di più ad un bivio: mantenere allo stato attuale la sua politica interna o prepararsi ad una militarizzazione della società in vista di un conflitto di logoramento. È un’ipotesi che il presidente Zelensky intende sottoporre alla popolazione solo nel momento in cui la risolutezza dell’Occidente dovesse definitivamente crollare. “Grazie a Dio, non è ancora successo”.

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