Sull'inizio della controffensiva ucraina continua a permanere un alone di mistero. Il comandante delle Forze armate ucraine, Valeriy Zaluzhny, in un video pubblicato sui canali social, ha dato l'impressione che le operazioni delle truppe di Kiev siano ormai iniziate. Zaluzhny ha addirittura invocato la protezione divina, con un'invocazione che recita: "Dio, nostro padre celeste, benedici la nostra decisiva offensiva, la nostra sacra vendetta, la nostra santa vittoria". Parole decisamente forti, che al netto del loro simbolismo, fanno intendere che l'Ucraina sia pronta a riprendere le operazioni per avanzare nei territori occupati dalle truppe russe.
Le dichiarazioni di Zaluzhny non sono perfettamente in linea con quanto espresso da altre autorità ucraine. Tutti hanno fatto intendere, ormai da mesi, l'imminenza della controffensiva. Ma a differenza del capo delle forze armate ucraine, alcuni esponenti di Kiev continuano a mantenere la calma evitando di parlare di un'operazione iniziata o evitando di dare tempistiche.
Il consigliere Mykhailo Podolyak, in un'intervista al Guardian, ha spiegato che si tratta di "un processo complicato, che non è questione di un giorno o di una certa data o di una certa ora". Un processo che, a suo dire, è continuo e che è già in corso "come la distruzione delle linee di rifornimento o gli attacchi a depositi dietro le linee". In base alle dichiarazioni di Podolyak, sembrerebbe dunque che la controffensiva sia iniziata con alcune missioni e alcuni attacchi preparativi, ma non si vogliono dare tempistiche definite.
Sulla stessa linea è apparso Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell'Ucraina, che intervistato dalla Bbc ha parlato della controffensiva come di qualcosa che può accadere "domani, dopodomani o tra una settimana", in cui Kiev "non può permettersi di commettere errori".
Il rischio del fallimento
Le parole di Danilov sono importanti anche perché spiegano uno dei grandi nodi di questo inizio di (al momento presunta) controffensiva dell'esercito di Kiev. Da quando si è iniziato a parlare di un nuovo assalto contro le unità russe, molti analisti si sono soffermati sul rischio di un fallimento di queste operazioni militari. Il tema è centrale perché molti osservatori ritengono che in caso di fallimento o di mancanza di vittorie significative da parte dell'esercito ucraino, le potenze occidentali alleate di Kiev potrebbero iniziare a riflettere sulla possibilità di un accordo con Mosca.
Questo punto interrogativo è stato sollevato anche dalle autorità ucraine, e non è un caso che il presidente Volodymyr Zelensky abbia fatto continua richiesta di armi e altri sistemi per rafforzare sia la difesa del Paese che le forze impegnate nella imminente controffensiva. La Nato, così come gli Stati Uniti, ha spiegato che Kiev ha al momento i mezzi a disposizione per avanzare. Ma il timore del governo ucraino è che il fattore tempo e un fallimento convincano i maggiori partner verso una graduale riduzione dell'impegno a fronte di una Russia che continua a inviare uomini al fronte.
Kiev e le operazioni di disturbo
In questa complessa cortina di fumo intorno alle operazioni di Kiev, le esplosioni segnalate in diverse aree occupate dai russi e nella provincia di Belgorod fanno intendere che l'Ucraina voglia evitare di dare indicazioni precise su dove possa scatenarsi l'avanzata più importante di questa campagna ormai estiva. Le esplosioni nella provincia di Berdyansk, nell'area di Mariupol, a Shebekino e quanto accaduto nella provincia di Belgorod in questi giorni e prima in Crimea sottolineano proprio questa capacità di colpire in diversi punti evitando di dare certezze ai russi. Russi che nel frattempo, dopo avere conquistato Bakhmut, provano a trincerarsi e blindare tutta la linea del fronte, dalle province del Dobass alla centrale di Zaporizhzhya.
La campagna diplomatica
Tutto questo avviene mentre la diplomazia prova a muoversi per trovare, ancora una volta, un punto di incontro tra Mosca e Kiev. L'inviato cinese ha fatto visita a diverse capitali europee, tra cui le due in guerra tra loro, provando a delineare un tavolo negoziale. L'ipotesi di cessione di territori è stata rispedita al mittente dal governo ucraino, ma il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha detto che nessuno dei suoi omologhi in Ue ha "confermato che ci siano stati annunci o negoziati anche sul riconoscimento come Russia dei territori occupati".
E nel frattempo, continua a muoversi la diplomazia vaticana, con la "mission impossible" del cardinale Matteo Zuppi voluta a ogni costo da Papa Francesco e che si spera possa trovare accoglienza in Russia quanto in Ucraina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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