La festa dei soldati sulle rovine di Gaza. I video social che imbarazzano Tel Aviv

Brindisi e cori di gioia per palazzi e scuole distrutti. L'esercito costretto a scusarsi. Polemica sollevata dal New York Times

La festa dei soldati sulle rovine di Gaza. I video social che imbarazzano Tel Aviv
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Non sarebbe la prima volta che l`utilizzo dei social network con troppa leggerezza si ritorce contro chi lo fa. Ma se a postare senza riflettere sono dei soldati, a guerra in corso, con addosso i riflettori del mondo intero, il disastro è inevitabile. Il New York Times ha analizzato centinaia di video postati sui social dai soldati israeliani impegnati nelle operazioni a Gaza contro Hamas. Se alcuni video sono innocui e mostrano la vita quotidiana dei soldati (cosa mangiano, quando escono o inviano messaggi ai propri cari), altri sono a tutti gli effetti imbarazzanti. C`è chi durante le operazioni vandalizza negozi e aule scolastiche della Striscia, chi registra commenti di disprezzo verso i palestinesi, chi si filma mentre distrugge quelle che sembrano aree civili guidando bulldozer e auspicando l`insediamento di colonie israeliane. Non certo una grande idea in termini di immagine.

Sono migliaia i video pubblicati dall`inizio del conflitto, alcuni di questi sono stati condivisi centinaia e centinaia di volte. «Ho smesso di contare quanti quartieri ho cancellato», scrive a corredo di un video su TikTok un soldato israeliano. Un altro ritrae alcuni militari che brindano alla demolizione di palazzi della Striscia, canticchiano brani di scherno mentre mostrano edifici rasi al suolo. Questi video offrono uno spaccato piuttosto inquietante della guerra, mettendo in mostra quello che solitamente non esce da Gaza, tra blackout continui nelle comunicazioni e restrizioni ai reporter internazionali. Al punto che alcuni di questi video, almeno una cinquantina, sarebbero stati utilizzati anche dal Sudafrica per sostenere l`incriminazione di Israele di fronte al tribunale internazionale per crimini di guerra.

Più che di leggerezza si può parlare apertamente di inaccettabile superficialità. Non fosse altro che il regolamento dell`esercito dello Stato ebraico limita di molto l`utilizzo dei social network da parte dei militari in servizio, in particolare per quanto riguarda contenuti che possono influenzare l`immagine dell`esercito e la percezione dello stesso all`esterno. Inevitabilmente, le forze armate di Tel Aviv sono state costrette a vergare un comunicato ufficiale in cui condannano il comportamento dei soldati, dicendo che la realtà che ne emerge «è deplorevole e non rispetta gli ordini dell`esercito».

Un danno di immagine enorme, specie in un momento in cui l`opinione pubblica internazionale, con gli Stati Uniti in prima fila, sembra stia lentamente alzando il piede dall`acceleratore dell`appoggio a Israele.

Sfociata nella lettera firmata da circa 800 funzionari, sia europei che americani, contro le politiche dei loro governi in cui si chiede esplicitamente di concludere l`appoggio militare allo Stato ebraico per arrivare a un duraturo cessate il fuoco. E ora, il clamoroso autogol social, rischia di mnettere Israele ancora più all`angolo

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