Raid contro gli Houthi in Yemen: Israele avvisa l'asse sciita (e l'Iran)

Tel Aviv colpisce Hodeidah, roccaforte dei miliziani sostenuti dall'Iran, avvisando l'asse sciita che le Idf sono pronte a rispondere. Intanto Hezbollah ufficializza il successore di Nasrallah

Raid contro gli Houthi in Yemen: Israele avvisa l'asse sciita (e l'Iran)

Libano, Siria, Iraq: i contorni della nuova crisi in Medio Oriente, sembrano allargarsi con l'avanzare delle ore. Tel Aviv è più che mai decisa a fare tabula rasa dei nemici interni ed esterni di Israele, prevalentemente foraggiati dall'Iran. In queste ore potrebbe toccare agli Houthi dello Yemen: l'aeronautica militare israeliana ha, infatti, effettuato attacchi aerei sulla città costiera di Hodeidah, controllata dagli Houthi, nello Yemen occidentale.

Almeno quattro persone sono state uccise e altre 40 sono rimaste ferite nell'operazione, secondo quanto dichiarato dal portavoce del ministero della Sanità Houthi, Anees al-Asbahi. "Gli attacchi" di Israele sono falliti. Sono state prese delle precauzioni, i serbatoi di petrolio sono stati svuotati in anticipo al porto di Ras Issa e Hodeidah, ed è stato predisposto un piano di emergenza. I sionisti non fermeranno le nostre operazioni in nessuna circostanza, le renderemo più qualitative", scrive sui social l'alto funzionario degli Houthi, Nasr ad-Din Amer.

Intanto Hezbollah, pensa già al domani: il Consiglio della Shura ha scelto Hashem Safieddine come segretario generale del movimento libanese, dopo l'uccisione venerdì a Beirut di Hassan Nasrallah: Saffieddine è suo cugino, nonché alto in grado nell'organizzazione. Il movimento, intanto, ha deciso di rinviare i funerali del leader di Hazbollah da domani a data non precisata.

L'attacco in Yemen, il messaggio all'Iran

Le immagini che circolano sui social network mostrano esplosioni e colonne di fumo che si alza dalla citta yemenita. "Ho seguito l'attacco contro gli Houthi dalla sala di controllo dell'Aeronautica Militare. Il messaggio è chiaro: per noi nessun posto è troppo lontano". È quanto scrive in un post sui social il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant commentando gli attacchi. "Darò la caccia ai miei nemici e li raggiungerò e non tornerò fino alla loro fine", ha aggiunto Gallant citando i Salmi.

Gli attacchi arrivano all'indomani della notizia della morte di Hassan Nasrallah nei raid israeliani su Beirut, ma soprattutto dopo che questo mese gli Houthi hanno lanciato tre missili balistici contro Israele. Gli attacchi aerei israeliani sembrano aver preso di mira la centrale elettrica di Al-Hali e l'aeroporto internazionale di Hodeidah, nel tentativo di spezzare la determinazione yemenita a schierarsi con Gaza e il Libano. Nella serata di ieri, in una dichiarazione, il portavoce militare dei ribelli dello Yemen aveva affermato che le sue forze avevano lanciato un attacco contro l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv in concomitanza con il rientro del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L'operazione è stata condotta con un missile balistico Palestine 2, poi intercettato dal sistema di difesa israeliano Arrow.

L'obiettivo degli attacchi

Secondo l'esercito, decine di velivoli dell'aeronautica militare israeliana, tra cui caccia, rifornitori e aerei spia, hanno preso parte agli attacchi. Secondo le Idf, gli attacchi hanno preso di mira i siti utilizzati dal regime Houthi per scopi militari e nel vicino porto di Ras Isa. "L'Idf ha attaccato centrali elettriche e un porto, che vengono utilizzati per importare petrolio. Attraverso le infrastrutture e i porti presi di mira, il regime Houthi trasferisce armi iraniane nella regione e rifornimenti per scopi militari, tra cui il petrolio", afferma l'esercito israeliano. Si tratta della quarta città più grande dello Yemen: gli attacchi in corso rischiano di avere gravi implicazioni per la popolazione civile, poiché il porto è un punto di passaggio per aiuti, cibo ed energia.

I funzionari israeliani e statunitensi hanno affermato che Israele ha informato il Comando centrale degli Stati Uniti (USCENTCOM) prima dell'attacco. Il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha ordinato al Carrier Strike Group della USS Abraham Lincoln di rimanere nell'area operativa dell'USCENTCOM mentre l'USS Wasp Amphibious Ready Group/Marine Expeditionary Unit (ARG/MEU) continuerà a operare nel Mar Mediterraneo orientale. Austin ha sottolineato che gli Stati Uniti "sono determinati a impedire all'Iran e ai partner e ai delegati sostenuti dall'Iran di sfruttare la situazione o di espandere il conflitto [...] Se l'Iran, i suoi partner o i suoi delegati dovessero sfruttare questo momento per colpire personale o interessi americani nella regione, gli Stati Uniti adotteranno tutte le misure necessarie per difendere il nostro popolo", ha affermato Austin in una nota.

L'importanza di Hodeidah per lo Yemen

Nel 2018, le forze yemenite filogovernative avanzarono verso Hodeidah, la seconda città più importante controllata dai ribelli Houthi dopo la capitale Sanaa. Lontano dalle montagne dello Yemen, gli Houthi stavano lottando per far fronte agli attacchi aerei della coalizione a guida saudita a sud della città e stavano indietreggiando rapidamente verso la città. Dopo quattro anni di guerra, la parte governativa aveva scorto l'opportunità di indebolire gravemente gli Houthi e possibilmente metterli fuori gioco. Ma non era così semplice. Una battaglia per Hodeidah avrebbe trascinato verso la guerriglia urbana, privando il Paese di un'ancora di salvezza per gli yemeniti da cui passa la maggior parte degli aiuti umanitari.

Dopo il cessate il fuoco per evitare una catastrofe umanitaria, gli Houthi sono riusciti a mantenere comodamente il controllo di Hodeidah, potendosi dedicare alle attività al di fuori dello Yemen, compresi gli attacchi alle navi occidentali nel Mar Rosso. Israele ha preso di mira la città in risposta all'attacco più significativo degli Houthi contro Israele - un drone, il 19 luglio scorso, che a Tel Aviv ha ucciso una persona e ne ha ferite 10. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno condotto attacchi aerei nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi a partire dal mese di gennaio in risposta agli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso, ma si sono astenuti dall'attaccare il porto.

Cosa può succedere ora

La tensione è ai massimi livelli: poco dopo le 20.00, ora italiana, una nave della Marina israeliana ha abbattuto sul Mar Rosso un drone diretto contro lo Stato ebraico. Lo hanno riferito le Idf, precisando che il velivolo è stato colpito fuori dallo spazio aereo israeliano. Ora, dopo i Paesi vicini, a Tel Aviv potrebbe non restare che Teheran. La morte di Isamil Haniyeh, del resto, ha dimostrato che Israele ha strumenti e intenzione per poter agire direttamente in Iran, senza ricorrere a vendette traversali sui proxy della Repubblica islamica. Netanyahu è rientrato da Washington più determinato che mai: lì si è trovato di fronte alle Nazioni Unite spaccate tra detrattori e fan. Ha incontrato un Joe Biden sul viale del tramonto, non più in grado di fare la voce grossa con Israele. Le elezioni americane, del resto, non sono altro rispetto a tutto questo: il tempo stringe per poter approfittare di questo vuoto per agire in maniera chirurgica e definitiva, prima che le cose a Pennsylvania Avenue cambino.

Intanto Teheran temporeggia. Sebbene l'Iran prosegua con le minacce e gli attacchi con i suoi affiliati, ancora non accenna a intervenire direttamente. Il presidente iraniano ha dichiarato che è necessaria una “risposta decisiva” dopo l'uccisione di numerosi leader Hezbollah. “I combattenti libanesi non devono essere lasciati soli in questa battaglia”, ha detto Pezeshkian durante una riunione di gabinetto. Con Hezbollah decimata e moralmente fiaccata, sarà difficile che la risposta decisiva possa arrivare dal Libano in questo momento.

Quanto agli Houthi, in circa dieci anni i ribelli sono diventati un vero e proprio esercito anche grazie all'addestramento di Hezbollah. Nei loro confronti, infatti, le milizie yemenite vivono una sorta di timore riverenziale, soprattutto per il defunto Nasrallah.

Ora, il governo iraniano si spacca su come rispondere all'omicidio del signor Nasrallah: tutto trascina l'Iran e la sua guida suprema in una posizione di estrema vulnerabile. La prova? Khamenei ha usato in pubblico toni pacati: ha elogiato Nasrallah, ma non si è scagliato contro Israele, in due dichiarazioni molto sobrie. Adesso, può davvero accadere di tutto, nel bene e nel male.

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