Nasrallah "venduto", le parole di Netanyahu e le voci sullo Scià: l'Iran è una polveriera

Tutti dubbi sull'operazione che ha portato all'uccisione del leader di Hezbollah, dalle falle nel sistema alla connivenza iraniana

Nasrallah "venduto", le parole di Netanyahu e le voci sullo Scià: l'Iran è una polveriera

Presto sarete liberi”: con questa espressione Benjamin Netanyahu si è rivolto all’Iran poche ore prima dell’inizio delle operazioni oltreconfine in Libano. Una dichiarazione insolita, nei modi e nei toni, soprattutto per il leader israeliano, che non ha minacciato direttamente l’ayatollah Alì Khamenei. "I nostri due popoli antichi, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace. I nostri due paesi, Israele e Iran, saranno in pace", ha aggiunto. Ma a chi si rivolge Bibi con quelle parole?

Come è stato possibile uccidere Nasrallah?

Questa non è l’unica incongruenza dei giorni difficili che il Medio Oriente si appresta a vivere. L’eco della morte di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, risuona ancora forte nell’area: il suo corpo, ritrovato intatto tra le macerie di Beirut, non ha ancora trovato sepoltura tanto-meno ne sono stati fissati i funerali, che ora pongono un serio problema di immagine al movimento sciita. Ma come è stato possibile per Israele, al netto di una preparazione chirurgica raffinata per mesi se non anni, arrivare così al cuore dei proxy iraniani? Prende sempre più piede in queste ore, al di là di banalità da complotto, la tesi secondo cui Nasrallah sia stato tradito dall’interno. L’intero establishment di Hezbollah, infatti, non può essere saltato senza falle all’interno del cerchio magico dell’organizzazione. Ma al di là dell’ipotesi talpa, la più inquietante, e a suo modo interessante, delle ipotesi è che a “vendere” Nasrallah possa essere stata proprio Teheran.

Le dichiarazioni rilasciate da Mohammed Ali Al-Husseini, segretario generale del Consiglio islamico arabo in Libano, sul leader di Hezbollah durante la sua apparizione su Al-Arabiya alcuni giorni fa hanno suscitato interesse dei commentatori. Nel video, il segretario consigliava a Nasrallah di scrivere il suo testamento, dicendo: "L'Iran ha tradito te e il tuo gruppo. Se sapessi quale accordo ha fatto l'Iran in cambio della tua testa, tutto si capovolgerebbe. Coloro che ti hanno mostrato Gerusalemme ti hanno venduto. Spero che tu capisca tutto prima che sia troppo tardi". Parole che sarebbero passate in sordina, come fosche elucubrazioni di un esagitato, ma che risuonano sinistre alla luce del fatto che in quelle stesse ore la sorte di Nasrallah si era fatta incerta.

La morte di Nasrallah e una scia di casi "sospetti"

Per le strade di Beirut, all’indomani della certificazione della morte di Nasrallah, le reazioni sono state le più varie. Sorprendentemente, la reazione negativa non è stata rivolta a Israele, bensì all'Iran. Diversi residenti di Beirut hanno affermato: "Lo hanno abbandonato". Nasrallah, un tempo considerato seduto alla destra di Ali Khamenei, è ora visto come una vittima del tradimento iraniano. "Khamenei ha l'abitudine di abbandonare i suoi alleati", hanno lamentato alcuni abitanti della città, indicando Ismail Haniyeh come un altro esempio. Sono circolate varie teorie cospirative: alcune sostengono che l'Iran abbia tradito Nasrallah per assicurarsi un accordo nucleare con gli Stati Uniti, mentre altri suggeriscono che l'intelligence siriana abbia fatto trapelare informazioni a Israele.

Ma ci sono anche le analisi lucide. In questi giorni hanno fatto molto scalpore le dichiarazioni di Gilles Kepel, studioso e scrittore fra i massimi esperti mondiali di mondo arabo, che in un’intervista a Repubblica ha messo nero su bianco i suoi sospetti: "Penso che la spettacolare uccisione di Nasrallah non possa essere stata condotta senza l'aiuto di una parte dell'apparato dell'intelligence iraniana. Dal 7 ottobre 2023 si è aperta una sequenza di morti più che sospette". Kepel si riferisce alla morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi, all’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh, a Teheran, (che "non può essere stata organizzata solo dal Mossad") passando per l’elezione del “moderato” Masoud Pezeshkian.

A suo dire, uccidere Nasrallah era tutt’altro che semplice e sostenibile con le sole forze israeliane. Secondo alcune fonti private di Kepel, addirittura, potrebbero essere stati i Guardiani della Rivoluzione a “vendere” Nasrallah. Se questo è davvero accaduto sarà difficile dimostralo, ma ciò potrebbe essere la prova che fette dell’establishment iraniano rifuggono dall’escalation con Israele. Ne sarebbe una prova il fatto che Yahya Sinwar avvertì solo all’ultimo gli iraniani degli attacchi del 7 ottobre.

"Quale” Teheran?

Ma chi sono gli interlocutori di Israele in Iran? Difficile tracciarne i contorni: di faide intestine è disseminata l’intera repubblica islamica, e dentro ai servizi iraniani più di qualche illuminato è convinto degli aspetti pragmatici che la distensione con Tel Aviv porterebbe. O meglio, è persuasa del fatto che proseguire su queste rotta non trasformerà Teheran in una regina del Medio Oriente, bensì porterà al collasso l’intero Paese. E il primo ad avere i giorni contati potrebbe essere proprio Khamenei. A questo si aggiunge che i generali iraniani e l’ayatollah hanno sì giurato vendetta, ma le loro azioni e il loro linguaggio suggeriscono, almeno finora, una risposta più sobria di quella attesa. Una guerra totale tra Israele e Iran sarebbe devastante per l’intera regione, ma sarebbe particolarmente dannosa per l’Iran.

Se dentro la macchina del potere iraniana, le voci dissenzienti potrebbero essere sempre più forti, il sostegno a Israele è emerso in modo sorprendente da parte dei monarchici iraniani. L'allineamento di questi con Israele solleva interrogativi sulle loro motivazioni e su quanto rappresentino una frazione importante dell'opposizione. Il movimento di opposizione iraniano comprende varie fazioni, tra cui repubblicani e monarchici. Tuttavia, le loro differenze ideologiche hanno da sempre ostacolato un ricompattamento. I monarchici, che considerano Reza Pahlavi Jr come il principe ereditario e il leader dell'opposizione, vogliono che il movimento di opposizione iraniano si unisca sotto la sua guida. La loro posizione filo-israeliana è diventata molto più marcata e forte dopo che l'erede dello scià e sua moglie hanno visitato Israele nell'aprile 2023, dove sono stati accolti calorosamente e ospitati dal primo ministro israeliano e dal suo ministro dell'intelligence Gila Gamliel.

Le prossime ore saranno decisive non solo per Israele, ma soprattutto a partire dalla risposta iraniana.

La cifra di quest'ultima sarà una prova-anche se parziale-del percorso che Teheran vorrà seguire nel prossimo futuro. Il rovesciamento completo dei paradigmi resta molto difficile, ma meno impossibile rispetto a un anno fa.

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