"Puntavano su Israele": la nave Usa abbatte tre missili dei ribelli pro Iran sul Mar Rosso

Un cacciatorpediniere statunitense operante nel Mar Rosso settentrionale ha abbattuto tre missili e diversi droni lanciati dai ribelli Houthi e "potenzialmente diretti verso obiettivi in Israele"

"Puntavano su Israele": la nave Usa abbatte tre missili dei ribelli pro Iran sul Mar Rosso
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Un cacciatorpediniere statunitense operante nel Mar Rosso settentrionale ha abbattuto tre missili terra-superficie e diversi droni lanciati dai ribelli Houthi in Yemen e "potenzialmente diretti verso obiettivi in Israele", l'ha annunciato il Pentagono. Non sono stati segnalati feriti tra i marinai della USS Carney o tra i civili a terra "a nostra conoscenza", ha dichiarato il dipartimento della Difesa. Anche Israele ritiene che i missili lanciati dallo Yemen e intercettati dagli americani "fossero diretti verso il territorio israeliano". Dal briefing del Pentagono si apprende che non ci sono vittime tantomeno civili colpiti.

Le minacce dagli Houthi degli ultimi giorni

Lo scorso 10 ottobre il leader degli Houthi, Abdel-Malek al-Houthi, aveva minacciato una reazione armata se gli Stati Uniti avessero deciso di intervenire direttamente nella Striscia di Gaza. Secondo il capo del gruppo sciita alleato dell'Iran e che controlla parti dello Yemen, sarebbero state valutate diverse opzioni militari, compreso il lancio di droni e missili, nel caso di un'azione delle forze di Washington.

Al-Houthi aveva affermato lapidario che "ci sono linee rosse quando si tratta di Gaza" aggiungendo che il suo gruppo è pronto a coordinarsi con le altre fazioni. Le convulse giornate che il Medio Oriente vive dallo scorso 7 ottobre si stanno ripercuotendo nell'intera regione, fomentando i sostenitori di Hamas all'estero. Nel carosello di piazze arabe esplose a sostegno di Hamas nelle ultime ore c'era stata anche, Sanàa, controllata dai ribelli.

Gli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno preso il controllo della capitale yemenita Sanaa nel 2014, scatenando una guerra contro le forze governative che ha causato centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati, facendo precipitare il Paese in una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. L'intercettazione di questi droni e missili arriva nel contesto dei crescenti timori di Washington di un coinvolgimento diretto di Teheran nel conflitto tra Israele e Hamas palestinese, che ha già provocato diverse migliaia di vittime.

In Iraq, ieri sono stati "sventati" attacchi di droni contro le forze americane e la coalizione internazionale in Iraq e i dispositivi sono stati "abbattuti", causando feriti minori, secondo le autorità militari americane. Fazioni armate irachene vicine all'Iran hanno minacciato nei giorni scorsi di attaccare gli interessi americani in Iraq a causa del sostegno di Washington a Israele. Il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha annunciato sabato che gli Stati Uniti avrebbero inviato una seconda portaerei nel Mediterraneo orientale per "scoraggiare azioni ostili contro Israele o qualsiasi tentativo di espandere questa guerra".

Gli Houthi alle prese con una crisi diplomatica e politica

Nel caso dei ribelli Houthi le turbolenze nell'area si vanno a incuneare in una grossa sconfitta diplomatica subita in questi ultimi giorni: una settimana fa le autorità siriane avevano intimato ai rappresentanti del gruppo di evacuare l'ambasciata yemenita a Damasco. Questo viene considerato come un fallimento del loro lavoro diplomatico essendo quella l'unica rappresentanza ufficiale presente all'estero. Il leader Houthi, che è anche direttore del ministero delle Finanze della milizia, Khaled Al-Arassi, aveva spiegato che "la decisione di chiudere un'ambasciata non è una decisione facile o normale, e la questione costituisce una tragedia, perché significa che abbiamo fallito nel quadro della rappresentanza diplomatica".

Appena due giorni fa, il comandante del gruppo Houthi, Hadi Ghanem Qasma, alias Abu Tariq, nominato dal gruppo capo della sicurezza preventiva nel governatorato di Al-Bayda, nello Yemen centrale, è stato ucciso. L'uomo ha perso la vita durante scontri armati tra membri del gruppo della tribù Rayam, e membri della cosiddetta "sicurezza preventiva". Lo aveva annunciato il sito di notizie yemenita "Al-Masdar Online" citando fonti della sicurezza locale.

Lo scontro a fuoco ha fatto seguito a una disputa scoppiata tra militanti appartenenti alla tribù Riyam e membri della sicurezza preventiva Houthi all'interno del campo di Al-Sawadiyah ad Al-Bayda. Ciò è avvenuto durante la preparazione di una parata militare che poi ha avuto luogo.

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