Gli ostaggi, le tensioni internazionali e i bombardamenti: cos'è successo oggi tra Israele e Hamas

Mentre continuano incessanti i raid israeliani e i lanci di razzi palestinesi, la diplomazia internazionale si muove per risolvere la questione degli ostaggi e nuove scintille si accendono tra Tel Aviv e l'Onu

Gli ostaggi, le tensioni internazionali e i bombardamenti: cos'è successo oggi tra Israele e Hamas
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Mentre le truppe israeliane rimangono schierate al confine dell'exclave palestinese, l'aviazione di Tel Aviv ha proseguito nella sua campagna di raid aerei. Hamas ha risposto con un vasto attacco missilistico. Due ostaggi sono stati liberati e alle tensioni con l'Iran si sono aggiunte quelle tra Stato ebraico e Onu per le dichiarazioni del segretario generale Antonio Guterres.

Missili e bombardamenti: continuano i raid in attesa dell'operazione di terra

L’operazione di terra è stata ufficialmente rinviata e, mentre dagli Stati Uniti arrivano consulenti militari esperti in guerra urbana, le Idf non hanno fermato la loro campagna di bombardamenti. Decine di uomini di Hamas e oltre 400 obiettivi sono stati eliminati nel giro di 24 ore. I raid israeliani si sono concentrati su centri di addestramento e di comando, localizzati in alcune moschee nella Striscia. Tra le vittime si sono registrate anche i vicecomandanti dei battaglioni di Nuseirat, Shati, e Furqan.

I terroristi di Hamas hanno risposto ai bombardamenti incessanti con lanci di razzi dalla Striscia: il Jerusalem Post ha definito l'attacco come il più vasto dal 7 ottobre, con le sirene di allarme che risuonano a Tel Aviv, Ashdod, Herzliya, Rishon LeZion, Ramat Gan e Holon.

Cina, Iran e Onu: le tensioni internazionali

Non si sono fermate le comunicazioni tra Usa e Iran. Secondo il ministro degli Esteri di Teheran Hossein Amirabollahian, Washington avrebbe inviato due messaggi alla Repubblica islamica per invitare alla moderazione e a non allargare il conflitto. “Le nostre informazioni indicano che gli israeliani stanno cercando di fondare un nuovo Paese palestinese, all'interno delle terre che comprendono parti dei territori dell'Egitto e della Giordania, ma ciò non succederà mai”, ha commentato il rappresentante dell’Iran.

Pechino, tramite il suo ministro degli Esteri Wang Yi, ha ribadito in una telefonata al capo della diplomazia israeliano Eli Cohen che “tutti i Paesi hanno il diritto all'autodifesa”, ma anche che “Tutti i Paesi dovrebbero rispettare il diritto internazionale umanitario e proteggere la sicurezza dei civili”.

In serata si è alzata la tensione anche tra l’Onu e Israele. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, nel suo discorso all’apertura della sessione straordinaria del Consiglio di sicurezza, ha affermato che l’attacco di Hamas non è nato dal nulla, ma da “56 anni di soffocante occupazione” dei territori palestinesi da parte di Tel Aviv. L’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan ne ha chiesto le dimissioni, affermando che Guterres “è completamente disconnesso dalla realtà della nostra regione”.

Il dilemma irrisolto degli ostaggi: due liberati ma le trattative si arenano

Ieri sera, grazie alla mediazione di Egitto e Qatar, sono state liberate due anziane donne israeliane, Nurit Cooper (79 anni) e Yocheved Lifshitz (85 anni). Gli ostaggi sono stati portati al valico di Rafah e consegnate alla Croce Rossa, che le ha poi trasferite sotto la tutela delle Idf. Le trattative per liberare altri 50 prigionieri con doppia nazionalità si sono invece arenate, perché Israele ha giudicato eccessiva la richiesta di Hamas di ricevere carburante.

In giornata, l’esercito israeliano ha anche distribuito voltanti

a Khan Yunis, nel sud di Gaza, per invitare la popolazione a fornire informazioni che possano aiutare i militari a rintracciare i connazionali tenuti in ostaggio nei tunnel di Hamas sulla Striscia.

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