Le autorità ucraine hanno perquisito il Monastero delle Grotte di Kiev per "contrastare le attività sovversive dei servizi segreti russi in Ucraina". È questa la spiegazione fornita su Telegram dal Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu), in un’azione che ha scatenato le ire di Mosca, che parla di "un'azione militare contro la Chiesa ortodossa russa". Il rischio, adesso, è che la vicenda del monastero possa dare luogo a una nuova, ennesima, escalation di tensioni tra le due parti.
La perquisizione del monastero
Il Monastero delle Grotte di Kiev, dichiarato luogo di patrimonio mondiale dall’Unesco, è un antico monastero fondato nel 1051 sul monte Berestov, a Kiev, e ospita la residenza del Metropolita di Kiev, ovvero la guida spirituale della Chiesa ortodossa ucraina. L’Sbu ha fatto sapere di aver effettuato un raid nella struttura per contrastare non meglio specificate attività dei servizi russi in Ucraina.
Con la partecipazione diretta dei rappresentanti della chiesa, le forze dell'ordine hanno condotto un'ispezione sul territorio del monastero. Inoltre, l'Sbu ha controllato e interrogato il personale del monastero per quanto riguarda il loro coinvolgimento in attività illegali.
I temi caldi emersi durante gli interrogatori: rifugi di gruppi di sabotaggio e intelligence, di cittadini stranieri, stoccaggio di armi. Kiev ha precisato che tutte le attività dell'Sbu sono state condotte nell'ambito della legislazione vigente.
Il raid dell’Sbu
Il complesso religioso finito nell’occhio del ciclone è sede della Chiesa Ortodossa ucraina rimasta fedele al Patriarcato di Mosca ala della chiesa ortodossa ucraina sostenuta dalla Russia. Situato nel sud della capitale ucraina, il monastero dell'11esimo secolo è, come detto, sito Unesco. Dalle indiscrezioni emerse, gli agenti ucraini avrebbero perquisito le borse dei fedeli e controllato i loro documenti di identità.
L'operazione rientrerebbe nel lavoro sistematico dell'intelligence ucraina "per contrastare le attività distruttive dei servizi speciali russi in Ucraina", con l'obiettivo di impedire l'uso del monastero come "centro del mondo russo" e fugare sospetti "sull'uso dei locali per ospitare gruppi di sabotaggio e ricognizione, cittadini stranieri, deposito di armi".
La reazione di Mosca
Un portavoce della Chiesa ortodossa russa ha condannato l'"atto di intimidazione" contro i fedeli ucraini. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato che il raid compiuto dalle forze di Kiev nel monastero è "un altro anello nella catena di azioni militari contro l'ortodossia russa".
Secondo Peskov, la parte ucraina "è stata a lungo in guerra con la Chiesa ortodossa russa". "Direi che questo dovrebbe essere considerato come un altro anello nella catena di queste azioni militari contro l'ortodossia russa", ha evidenziato il portavoce, rispondendo a una domanda in merito.
"Come molti altri casi di persecuzione dei credenti in Ucraina fin dal 2014, questo atto di intimidazione sarà quasi certamente ignorato da coloro che si definiscono come la comunità internazionale dei diritti umani", ha fatto presente, sul suo canale Telegram, Vladimir Legoyda, rappresentante della Chiesa ortodossa russa.
"Preghiamo - ha aggiunto lo stesso Legoyda - per i nostri correligionari di Pechersk Lavra, vittime dell'illegalità, e facciamo appello a tutti i responsabili perché facciano il possibile in modo che la persecuzione finisca e l'antico monastero rimanga un luogo di preghiera per la pace".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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