Ucraina, cosa sappiamo del "Piano di Resilienza" di Zelensky

Il presidente ucraino ha elaborato un piano che ruota attorno alle forze interne del Paese, da quelle militari a quelle culturali. E intanto, pensa già a cosa "offrire" agli alleati nel Dopoguerra

Ucraina, cosa sappiamo del "Piano di Resilienza" di Zelensky
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Un piano di "resilienza": così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito la strategia in 10 punti per la sopravvivenza dell'Ucraina, attualmente in fase di elaborazione. Il piano è stato annunciato ieri, nel consueto discorso serale diffuso sul web, e sarà presentato molto probabilmente la prossima settimana.

"Ci sono dieci punti in totale, che saranno presentati la prossima settimana, e per ogni punto, insieme alla società civile ucraina, insieme a tutti quelli che sono pronti a contribuire con idee razionali, insieme alle aziende, prepareremo un documento fondamentale e dottrinale per l'Ucraina e per la nostra resilienza. Passo dopo passo", ha dichiarato Zelensky. Il presidente ha spiegato come il piano si concentri sull'affidamento alle capacità interne del Paese per giungere alla vittoria, "affinché possiamo giustamente rivendicare quella parola: vittoria". "Ognuno di noi, ogni ucraino. Milioni di persone che sognano di porre fine a questa guerra in un modo che sia giusto per l'Ucraina e che lavorano e combattono per raggiungere questo obiettivo", ha affermato.

Alla fine di ottobre, Zelensky aveva incaricato il Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale di preparare un piano per rafforzare l'Ucraina, che comprendesse lo studio della linea del fronte, un'analisi del complesso militare-industriale, una fotografia dello stato dell'economia e delle finanze, studi sullo lo sviluppo regionale e altri settori strategici. L'ultimo piano del governo si concentrerà, dunque, su soluzioni interne e non costituisce affatto un'alternativa a un piano di vittoria orientato verso i partner di Kiev.

Secondo Zelensky, il governo ucraino si è concentrato sulla stesura di un piano per la sicurezza interna che includerebbe tutte le comunità del Paese. "Il Ministero degli Interni e il Servizio di Sicurezza dell'Ucraina hanno buone pratiche. Metteremo in atto tutto", ha sottolineato. "Abbiamo già elaborato alcuni punti, in particolare sull'energia, tutto è preparato nei dettagli, e sulle armi: la nostra produzione, la nostra cooperazione con i partner". Il governo ha, inoltre, elaborato una clausola sulla cosiddetta "sovranità culturale", sul patrimonio culturale dell'Ucraina, sulla diplomazia culturale e sulla produzione di contenuti ucraini. "Ci sono cose che né i politici, né i personaggi pubblici, né lo spazio dell'informazione possono trasmettere agli altri. Ma lo fanno le emozioni, lo fa l'arte", ha detto Zelensky. Premere sull'impronta identitaria ora e dopo la fine della guerra, sarà infatti una questione di sopravvivenza esistenziale al pari di settori ben più pragmatici.

Il presidente ucraino ha rimodulato più volte le sue proposte in questi mille giorni di guerra, ma il piano di resilienza sembra contenere un elemento nuovo: la coscienza che l'Occidente potrebbe ridurre il suo supporto alla causa ucraina. Kiev sta, infatti, cercando di rimodellare quello che era il suo "piano per la vittoria" per poter ottenere il placet del neopresidente americano Donald Trump, rendendo l'Ucraina terreno appetibile per le esigenze americane: accordi commerciali, accesso per Washington a risorse naturali e anche, in futuro, alle forze militari ucraine. Lo aveva rivelato alcuni giorni fa il Financial Times, sostenendo come queste proposte sarebbero state messe a punto con il supporto di alcuni alleati europei ma anche di alcuni esponenti del Gop con l'intento di far gola alla Casa Bianca dal 20 gennaio in poi. Si tratterebbe-in parte- di "offerte" presentate da Zelensky a Trump durante il loro incontro a New York lo scorso settembre.

Secondo fonti informate, Trump si sarebbe mostrato particolarmente aperto su due punti: al termine della guerra, l'Ucraina potrebbe sostituire parte delle truppe Usa dispiegate in Europa; la seconda idea, a quanto pare suggerita direttamente dal senatore

Lindsey Graham, supporter di Kiev e un grande alleato di Trump, prevede che l'Ucraina spartisca con i partner occidentali le sue risorse naturali, fino al punto di stabilire con chi possa fare affari o meno.

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