Putin e lo spettro nucleare: cosa c'è dietro la strategia del Cremlino

Il presidente russo Vladimir Putin mercoledì è tornato ad agitare lo spettro del nucleare. Cerchiamo di capire perché

Putin e lo spettro nucleare: cosa c'è dietro la strategia del Cremlino

Vladimir Putin, in un'intervista rilasciata mercoledì scorso, ha affermato che la Russia è pronta per una guerra atomica affermando che le sue forze nucleari sono in “costante allerta” e sottolineando come la Federazione abbia superato gli Stati Uniti nello sviluppo di una nuova generazione di armi, aggiungendo che i test atomici potrebbero riprendere.

“Dal punto di vista tecnico-militare siamo, ovviamente, preparati”, ha detto Putin aggiungendo che “[gli Stati Uniti stanno] sviluppando i propri componenti. Anche noi. Ciò non significa, a mio avviso, che siano pronti a iniziare questa guerra nucleare domani. Se lo sono, cosa possiamo fare? Siamo preparati”. Sebbene il presidente russo abbia affermato che “non c’è mai stata la necessità” di utilizzare un’arma nucleare tattica, ha aggiunto che potrebbe farlo se ci fosse una minaccia all’”esistenza dello Stato russo” o “un danno alla nostra sovranità e indipendenza”, come delineato nella dottrina nucleare russa.

A giugno 2020, infatti, la Federazione russa ha aggiornato la sua dottrina di impiego dell'arsenale atomico, ribadendo che “la politica di deterrenza nucleare è di natura difensiva, mira a mantenere il potenziale delle forze nucleari a livello sufficiente per garantire la dissuasione nucleare, e garantisce la difesa della sovranità e dell'integrità territoriale dello stato, il contenimento di un potenziale nemico dall'aggredire la Federazione Russa e (o) i suoi alleati, e in caso di conflitto militare - evitare l'escalation delle operazioni militari e la loro cessazione a condizioni accettabili per la Federazione Russa e (o) i suoi alleati”. In particolare nel documento si legge, tra le tante disposizioni, che “un'aggressione contro la Federazione Russa, con l'uso di armi convenzionali, quando, minaccia l'esistenza stessa dello stato” è condizione per il primo utilizzo di armi atomiche.

Questa politica aveva fatto temere, nelle prime fasi del conflitto quando le forze russe faticavano a ottenere i propri obiettivi, che il Cremlino potesse usare armi nucleari tattiche, sebbene dalle nostre colonne siamo stati sempre molto scettici a riguardo: Mosca sa che la reazione della Nato sarebbe stata vigorosa e avrebbe costretto la Russia a rispondere in maniera adeguata, generando un'escalation – forse irreversibile – che nessuno voleva, e che ancora nessuno vuole.

I russi hanno agitato spesso lo spettro del nucleare in questi due anni di guerra, quasi sempre in risposta al maggior coinvolgimento dell'Occidente nel sostegno militare all'Ucraina: Mosca sa che il suo deterrente nucleare è l'unico credibile, e da quasi 25 anni, ovvero dall'avvento di Putin, auspica di riassumere il ruolo di potenza globale, pertanto far “tintinnare le sciabole atomiche” è un modo di ricordarlo a noi occidentali.

Quest'ultimo avviso arriva, poi, a seguito delle recenti dichiarazioni francesi in merito alla possibilità di schierare truppe in Ucraina, sostenute anche da altri Paesi della Nato come la Lituania, che per voce del premier Gitanas Nauseda, ha fatto sapere che “non ci devono essere più linee rosse” per la Nato nel sostengo a Kiev.

Come abbiamo avuto modo di chiarire, le parole del presidente Emmanuel Macron sono rivolte più al fronte europeo interno, nel tentativo di consolidare la leadership francese in seno all'Ue nel delicato e importante settore della politica estera e di Difesa. C'è anche un'altra chiave di lettura delle parole del presidente Putin riguardanti il possibile utilizzo dell'arsenale nucleare, ed è non meno importante di quanto abbiamo affermato sinora: l'aspetto propagandistico.

Il Cremlino sa che l'opinione pubblica occidentale, in particolare quella europea, è particolarmente sensibile quando viene toccato l'argomento nucleare, perché può contare su diversi movimenti pacifisti, più o meno incisivi dal punto di vista politico a seconda dei Paesi bersaglio della propaganda russa, che sono in grado di influenzare le decisioni governative.

Mosca, del resto, ha usato questa tattica già ai tempi dell'Unione Sovietica, quando ha sfruttato i movimenti pacifisti a proprio vantaggio in occasione dello schieramento in Europa dei missili balistici e da crociera a raggio medio e intermedio a carica nucleare: gli “Euromissili”. Allora diverse manifestazioni per il disarmo nucleare viste in Germania, in Italia e perfino nel Regno Unito venivano sobillate da agitprop sovietici per minare dall'interno la tenuta della politica dei Paesi della Nato.

La Russia è ben conscia che questo meccanismo è efficace ancora oggi, soprattutto perché sfrutta canali di comunicazione alternativi per propagandare la disinformazione di Mosca nel quadro complessivo di una guerra cognitiva, intendendo con questo termine

le attività condotte in sincronia con altri strumenti di potere per influenzare atteggiamenti e comportamenti umani, guidando, proteggendo e/o interrompendo le cognizioni individuali e di gruppo per ottenere un vantaggio.

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