"Chiave per la vittoria". La sfida di Netanyahu: ora Israele vuole chiudere l'assedio

Secondo il premier israeliano, coloro che chiedono di non condurre operazioni nella città al confine con l'Egitto vogliono che lo Stato ebraico perda la guerra

"Chiave per la vittoria". La sfida di Netanyahu: ora Israele vuole chiudere l'assedio
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Rafah è la chiave per la vittoria israeliana, ormai a portata di mano. Ne è convinto il premier Benjamin Netanyahu, che in un’intervista all’emittente americana Abc News ha dichiarato che “prenderemo i restanti battaglioni terroristici di Hamas e Rafah, che è l'ultimo bastione, ma lo faremo”. L’operazione dovrebbe iniziare a breve e terminare il 10 marzo, il giorno dell’inizio del Ramadan. Dalla comunità internazionale, però, sono arrivate numerose richieste per astenersi dal condurre un’offensiva nella città, affollata da più di un milione di civili scappate dalle altre zone della Striscia.

Coloro che dicono che per nessuna ragione dobbiamo entrare a Rafah, vogliono dire sostanzialmente, 'perdete la guerra, lasciate che Hamas rimanga lì'", ha dichiarato Netanyahu, respingendo i timori di una “catastrofe” o una “carneficina” e assicurando che l’esercito fornirà passaggi per la popolazione civile. “È allo studio un piano dettagliato per farlo”, ha affermato il premier di Tel Aviv, citando aree sgomberate a nord della città come possibili zone sicure dove far evacuare centinaia di migliaia di palestinesi. “Questo fa parte del nostro sforzo bellico per tenere i civili fuori pericolo. Fa parte dello sforzo di Hamas per mantenerli in pericolo”, ha detto Netanyahu.

Di un’operazione militare a Rafah si è iniziato a parlare appena dopo la bocciatura da parte di Tel Aviv della proposta di cessate il fuoco di Hamas, il 7 febbraio. Durante una conferenza stampa, il premier israeliano ha annunciato di aver dato all’esercito l’ordine di iniziare i preparativi sia per attaccare la città, sia per occupare la Philadelphi route, i 14 chilometri di terra che separano la Striscia dall’Egitto. Proprio le tensioni con quest’ultimo Paese starebbero rallentando l’inizio delle operazioni. Il 10 febbraio, il Cairo ha avvertito Israele che qualsiasi spostamento di massa di profughi palestinesi all’interno del suo territorio a seguito di un’offensiva su Rafah metterà a rischio l’accordo di pace del 1979 e gli stretti legami di sicurezza tra i due Stati.

Nel frattempo, proseguono i combattimenti anche a Khan Younis e nella parte centrale della Striscia. Le Idf hanno riferito di aver individuato una base dell’intelligence di Hamas in un tunnel sotto la sede centrale dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Il commissario generale Philippe Lazzarini ha chiesto un’indagine indipendente e ha affermato che l’organizzazione non ne sapeva nulla. Sono ancora in corso anche le trattative per il rilascio degli ostaggi.

Secondo il Times of Israel, il gabinetto di guerra di Tel Aviv starebbe preparando una proposta da inviare ai terroristi. L'emittente televisiva Aqasa, gestita da Hamas, ha però fatto sapere che qualsiasi offensiva di terra israeliana farà "saltare in aria" i negoziati.

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