
In Siria proseguono gli scontri che da giorni vedono coinvolte le forze di sicurezza del ministero della Difesa e gli uomini armati leali al deposto presidente Bashar Assad. I combattenti che sostengono il nuovo governo guidato da Ahmed al Sharaa hanno preso d'assalto diversi villaggi vicino alla costa del Paese, uccidendo decine di uomini in risposta ai recenti attacchi lanciati dagli ultimi fedelissimi di Assad. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, negli ultimi giorni sarebbero morti almeno 340 civili appartenenti alla minoranza alawita. Chiuse, intanto, le strade che conducono alle province di Latakia e Tartus. La decisione è arrivata in seguito all'imposizione di un coprifuoco nelle zone colpite dagli scontri, che si sono intensificati tra giovedì e venerdì, e che hanno riguardato principalmente le città di Jableh, Latakia e le aree montuose limitrofe.
Cosa succede in Siria
Gli scontri che stanno insanguinando la Siria sono i più feroci dallo scorso dicembre, ovvero dalla deposizione di Assad concretizzatasi al termine di un'offensiva lampo dei ribelli. La tensione era già alta da giorni nella provincia di Latakia, considerata il cuore della comunità alawita. Il citato Osservatorio, con sede nel Regno Unito, ha denunciato che "340 civili alawiti sono stati uccisi nelle regioni costiere della Siria e sulle montagne di Latakia dalle forze di sicurezza e dai gruppi alleati". Si tratterebbe di "esecuzioni" eseguite da membri delle forze governative o da miliziani filo-regime, accompagnate da "saccheggi di abitazioni e proprietà". Con queste ultime uccisioni, il bilancio totale degli scontri sale a 553 morti, tra cui 93 membri delle forze di sicurezza del nuovo governo e 120 combattenti ancora fedeli ad Assad.
La situazione è dunque tesissima, soprattutto nelle aree costiere della Siria, dove è in corso una vera e propria resa dei conti. Damasco ha infatti inviato rinforzi a Latakia e Tartus, oltre che ai villaggi vicini che ospitano la setta minoritaria alawita e che costituiscono lo zoccolo duro dei sostenitori di Assad. Pare che Jableh e Baniyas fossero ancora sotto il controllo dei lealisti di Assad, insieme ad altre località nelle vicinanze e alla città natale di Assad, Qardaha, sulle montagne che dominano Latakia. Un residente di Qardaha ha riferito all'Associated Press che le forze governative hanno sparato con mitragliatrici pesanti nelle aree residenziali della città. Ricordiamo che, sotto la presidenza di Assad, gli alawiti hanno ricoperto posizioni di vertice nell'esercito e nelle agenzie di sicurezza.
Resa dei conti
Ahmed al Sharaa ha rinnovato l'invito ai gruppi armati filo-Assad a deporre le armi, sottolineando che la stabilità del Paese non può essere minacciata da sacche di resistenza dell'ex regime. Nel suo discorso, Al Sharaa ha ribadito che la nuova leadership siriana non tollererà la presenza di milizie fuori dal controllo statale e ha annunciato che tutte le violazioni commesse durante l'operazione di sicurezza in corso saranno perseguite legalmente.
"Entrano casa per casa e uccidono chiunque vi sia all'interno, non sono solo siriani ma ci sono anche di altri Paesi, sembrano caucasici e cinesi", si legge in una testimonianza raccolta dall'Ansa da Baniyas. Le fonti locali confermano quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui dopo i massacri compiuti ieri, oggi le uccisioni indiscriminate hanno preso di mira gli abitanti del quartiere Qusur, a maggioranza alawita. I necrologi pubblicati nelle ultime due ore da Baniyas mostrano intere famiglie - inclusi bambini e neonati - uccisi dai miliziani.
Parallelamente all'operazione militare, il ministero della Difesa siriano ha istituito una commissione speciale per identificare eventuali abusi e violazioni delle direttive militari durante i rastrellamenti nelle aree sotto assedio. Il governo ha annunciato che i responsabili saranno deferiti ai tribunali militari, in un apparente tentativo di rispondere alle preoccupazioni internazionali sui crimini di guerra denunciati dagli osservatori internazionali.
Per l'Osservatorio siriano per i diritti umani non ci sono invece dubbi: le forze di sicurezza del governo sono state accusate di aver dato il via a una "ondata di rappresaglie" contro la minoranza alawita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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