Gli Stati Uniti iniziano a mettere gli stivali sul terreno in Israele. Le forze armate di Washington hanno selezionato 2mila soldati, a cui è stato dato l’ordine di prepararsi a un potenziale dispiegamento a sostegno di Tel Aviv. Stando a quanto dichiarato dal dipartimento della Difesa Usa, queste truppe verranno impiegate in incarichi di consulenza e come supporto medico. Non saranno destinate a missioni di combattimento e sono state selezionate dalle varie branche delle forze armate americane. Funzionati del governo hanno precisato che nessuna unità di fanteria ha ricevuto l’ordine di prepararsi al dispiegamento.
I soldati che comporranno questo contingente si trovano attualmente in Medio Oriente e in altre zone del mondo, Europa compresa. Non è ancora chiaro dove e in quali circostante queste truppe saranno schierate, ma il Pentagono ha mandato un ennesimo chiaro segnale di voler supportare gli israeliani nel caso di un attacco di terra a Gaza.
Fin dall’inizio del conflitto, Washington si è schierata completamente al fianco di Tel Aviv. Il presidente Joe Biden e molti alti ufficiali hanno duramente condannato le azioni di Hamas, paragonando l’organizzazione palestinese all’Isis per l’efferatezza e la brutalità con cui hanno massacrato i civili israeliani. Nel corso della prima settimana di conflitto, l’inquilino della Casa Bianca ha più volte ribadito il fatto che lo Stato ebraico ha “il diritto e l’obbligo” di eliminare i terroristi dalla Striscia di Gaza.
Inoltre, per dare una prova concreta del proprio sostegno, gli Stati Uniti hanno inviato nel Mediterraneo orientale due portaerei, la Uss Ford e la Uss Eisenhower, con i loro gruppi d’attacco al completo. Un monito agli altri attori regionali, in particolare all’Iran, di non intervenire direttamente nel conflitto. A questa forte presenza militare, si sono aggiunti i rifornimenti di materiale bellico come i missili per il sistema Iron dome, componente fondamentale della difesa antiaerea dello Stato di Israele.
Lo schieramento in forze degli Stati Uniti nelle acque che bagnano il Medio Oriente potrebbe essere uno dei fattori che, per il momento, ha limitato le azioni delle milizie filo-sciite degli Hezbollah contro l’esercito di Tel Aviv.
Ad oggi, si sono registrate solo schermaglie di confine, con lanci di missili e spari da un lato, e bombardamenti di artiglieria dall’altro. Teheran ha comunque mantenuto la sua retorica aggressiva e ha più volte minacciato Israele di distruzione nel caso in cui l’Idf decidesse di entrare nella Striscia di Gaza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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